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Commemorazione defunti, mons. Morrone: "La morte ci insegna a vivere" |VIDEO

L'arcivescovo si è recato al cimitero di Condera per officiare la messa in ricordo dei morti e ai microfoni di ReggioToday ha riflettuto sul senso di questa giornata

“La morte ci insegna a vivere” ricorda l'arcivescovo Fortunato Morrone in questa giornata di commemorazione dei defunti mentre si appresta a celebrare la messa al cimitero di Condera.

Qui dove ci sono le tombe monumentali dei grandi della città e dove riposano tanti reggini, ecco che le parole di Morrone arrivano a spiegare il vero significato di questa  giornata.

“E' un appello alla memoria con i nostri cari – spiega Morrone – E' una tradizione, che prima ancora del Cristianesimo, riguarda l'umanità. Gli antropologi dicono che quando l'uomo ha preso consapevolezza di sé si è espresso in questa sua autocoscienza nel seppellire i propri defunti. E' un legame atavico, profondissimo, che è stato assunto poi dal Cristianesimo in una prospettiva nuova. La memoria richiama un legame che lo porta dentro di sé, sono gli affetti che danno senso a questa commemorazione. Per noi cristiani certamente la memoria è importante, chi ci ha preceduto infatti ci dice la gratuità dell'amore, della tenerezza, l'educazione. Pensiamo ai nostri genitori, a tutti coloro che ci hanno insegnato la strada buona, questo legame è insopprimibile. Venire qui, in questo luogo, vuol dire non dimenticarci di loro. Per noi credenti è un ringraziare  Dio attraverso le persone che ci hanno preceduto perché lui è il Signore della vita che ci aiuta a non arrenderci di fronte alla nostra fragilità”.

Commemorazione dei defunti, le foto al Cimitero di Condera

Poi mons. Morrone parla anche dei migranti e dice: “Noi abbiamo qui la possibilità di onorare i nostri defunti ma dobbiamo tenere presente che tanti non hanno neanche la possibilità di seppellire i loro defunti. Pensiamo ai migranti, a quanti muoiono in mare. Dare sepoltura ai defunti, vuol dire onorare la nostra stessa vita”.

“La morte ci richiama alla nostra stessa fragilità, non siamo Dio. Se riflettessimo di più saremmo meno arroganti, meno prepotenti. La morta ci indica il senso stesso del nostro camminare e quindi mi impegno a vivere al meglio la nostra esistenza”.

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