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Sabato, 27 Aprile 2024
La denuncia

Caccia, la protesta della Lipu alla vigilia delle preaperture della stagione

La Calabria è tra le regioni in cui domani ripartiranno le attività venatorie e l'associazione denuncia anche violazioni internazionali sulle specie a rischio

Domani, 2 settembre, anche in Calabria si riaprirà la stagione venatoria, per la quale due settimane fa la Regione ha approvato il calendario con tutte le disposizioni. In particolare sono state fissate preaperture nelle giornate del 2, 3, 9, 10, 13 e 14 settembre e la Calabria è tra le 18 regioni ad avvalersi della possibilità prevista dall’articolo 18, comma 2 della legge 157/92 per far tornare in azione i cacciatori. Per la Lipu regione la decisione è "insensata", e l'associazione ambientalista punta l'indice contro "l’inaccettabile possibilità di abbattere specie in grave declino globale". Il riferimento è soprattutto a tortora selvatica, quaglia e colombaccio. Mentre i calendari per la stagione 2023/24 predisposti dalle regioni aggravano il quadro e avvicinano la procedura di infrazione europea”.

Lo dichiara la Lipu in merito alle preaperture della stagione venatoria previste de attivate da 18 regioni italiane.

Si legge in un comunicato della Lipu nazionale condiviso dalla sezione calabrese: “In un contesto ambientale difficile segnato da eventi climatici estremi e devastanti incendi, che avrebbe dovuto portare le amministrazioni regionali a non concedere ulteriori fonti di pressione come la caccia su una fauna già messa a dura prova, la maggior parte delle regioni ha deciso di attivare le preaperture anche su specie quale la tortora selvatica e la quaglia, che versano in un cattivo stato di conservazione e necessiterebbero di importanti tutele".

Ciò, peraltro - ricorda Lipu - avviene all’ombra dell’inchiesta attivata lo scorso luglio dalla commissione europea e che contesta all’Italia, e a molte sue regioni, vari elementi quali l’esercizio venatorio durante la migrazione preriproduttiva, oltre che la caccia su specie in cattivo stato di conservazione in assenza di piani di gestione o con piani di gestione non efficacemente applicati, nonché l’uso di munizioni al piombo nelle zone umide.

“Sono contestazioni molto serie - continua la nota - che toccano il cuore della direttiva Uccelli, ma che le regioni hanno ignorato, approvando calendari venatori che aggravano il quadro". Nello specifico, la Calabria è tra le regioni che hanno autorizzato la caccia in periodo di migrazione preriproduttiva invece che chiudere la caccia ai turdidi al 10 gennaio. A ciò si aggiunge sul piano nazionale "la mancata correzione, da parte dei ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura, della circolare che consente di utilizzare munizioni al piombo anche in zone umide vietate".

“Entro il 27 settembre – commenta Giovanni Albarella, responsabile antibracconaggio e attviità venatoria dell'associazione - il governo dovrà fornire risposte alla commissione europea, ma è evidente come l’illegittimità della situazione venatoria italiana si sia aggravata e per questo integreremo la nostra denuncia alla commissione stessa. La procedura di infrazione sulla caccia contro l'Italia si fa sempre più concreta".

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