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L'operazione

Associazione mafiosa, estorsioni e usura: controlli della Guardia di finanza anche nel Reggino

Impiegati oltre 100 finanzieri. Sotto chiave un patrimonio di beni stimabile in oltre 11 milioni di euro. Uno dei destinatari del fermo avrebbe protetto la latitanza di un boss reggino

Quattro fermi di indiziato di delitto per i reati di associazione mafiosa, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento alla latitanza e il sequestro di beni per oltre 11 milioni di euro.

E’ questo il bilancio operativo dell’attività, coordinata dal procuratore capo dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro Nicola Gratteri, che è stata portata a compimento dalla Guardia di finanza del capoluogo di regione e che ha visto interessato anche il territorio di Reggio Calabra.

Le indagini del Gico delle Fiamme gialle di Catanzaro, per gli investigatori, hanno consentito di delineare, nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa, la gravità indiziaria circa la sussistenza di un gruppo criminale, riconducibile ad una consorteria operante nella provincia vibonese che, avvalendosi della forza di intimidazione che scaturiva dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà sussistenti nel citato territorio, aveva acquisito il controllo di fatto di alcune note strutture turistico-alberghiere, tanto da condizionarne la gestione, soprattutto nella individuazione dei fornitori di beni e servizi nonché del personale da assumere.

La rilevanza delle aziende oggi poste sotto sequestro è testimoniata da diversi collaboratori di giustizia, che, nel corso degli anni, hanno riferito di uno o più incontri avvenuti in questi alberghi, dopo gli attentati in cui persero la vita i magistrati siciliani Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, durante i quali esponenti siciliani di Cosa nostra avrebbero proposto alla ‘ndrangheta calabrese l’adesione alla cosiddetta strategia stragista portata avanti in quel periodo.

Le indagini hanno consentito, inoltre, di ipotizzare che uno dei destinatari del provvedimento di fermo abbia favorito la latitanza di un pericoloso appartenente ad una nota cosca di ‘ndrangheta del reggino.

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