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Domenica, 28 Aprile 2024
Le motivazioni

Calabria Verde, la Cgil dice no alla trasformazione

Il sindacato si oppone a creazione "Ente pubblico economico". L'intervento dei segretari generali Alessandra Baldari, Salvatore La Rocca e Caterina Vaiti 

La Fp Cgil, Filt Cgil e Flai Cgil esprimono particolare preoccupazione per l’avvio delle procedure di trasformazione dell’azienda Calabria Verde da Ente pubblico non economico ad Ente pubblico economico.

"Non si comprende - affermano i segretari generali Alessandra Baldari, Salvatore La Rocca e Caterina Vaiti - la ratio di tale proposta che è completamente in controtendenza con quanto indicato dal Consiglio Regionale in occasione della istituzione dell’azienda Calabria Verde, avvenuta con la LR n. 25 nel 2013.

Le ragioni della scelta di costituire un Ente pubblico non economico erano all’epoca, fra le altre cose, anche conseguenti al trasferimento nel nuovo ente dei dipendenti delle disciolte Comunità Montane; soggetti appartenenti a pubbliche amministrazioni con le peculiari tutele e specificità.

Trasformare, ora, una pubblica amministrazione, un Ente pubblico non economico in un Ente pubblico economico produrrebbe una riduzione del livello dei diritti e delle tutele dei lavoratori, esponendo l’ente (che nell’intenzione della Giunta Regionale si dovrebbe trasformare), anche a gravi rischi giudiziari per effetto delle sicure azioni di tutela che saranno poste in essere dai dipendenti attualmente in servizio".

L’azienda Calabria Verde, scrivono ancora i segretari generali, "risente di gravi difficoltà finanziarie ed ha difficoltà anche ad assicurare le risorse necessarie per il pagamento degli stipendi degli operai forestali. Altro è il comparto pubblico che invece non ha difficoltà di ordine finanziario, proprio per effetto del trasferimento delle risorse rinvenienti dalla 4/1999 - fondo per la montagna – in precedenza erogato a favore delle Comunità Montane ed ora in dote a Calabria Verde ed alle unioni dei comuni montani. L’eventuale trasformazione giuridica si porrebbe anche in contraddizione con scelte di segno opposto effettuate dalla Regione Calabria, come per esempio la riforma di Azienda Calabria Lavoro che, invece, proprio per rispondere ad esigenze di riordino, volendo valorizzare ed apprezzare la valenza e la significatività di un Ente pubblico non economico, è stata di recente trasformata, per consentire proprio all’Ente sovraordinato, la Regione, di operare investimenti diretti sulle politiche attive. 

Ancora di più non si capisce per quali ragioni si vuole ridurre il livello dei diritti dei lavoratori di ogni comparto, non tenendo in conto che le procedure, gli appalti e le altre attività da svolgere in azienda sono esattamente riconducibili a quelle attualmente in essere: stesso codice degli appalti, stesse norme di contabilità ed altro.

Forse l’unica differenza può essere ascrivibile ad una diversa interpretazione sulle modalità gestionali del settore forestale e della valorizzazione del bosco! Non vorremmo pensare che l’obiettivo sia quello di ricreare scorciatoie nel pagamento dei debiti accumulati, introducendo la formula del costante ricorso alla liquidazione coatta amministrativa (vedi caso Afor) che crea danni ai lavoratori, ma anche alle imprese del settore.

Nel computo delle gestioni privatistiche fallimentari, finite nella liquidazione coatta amministrativa, non si può dimenticare l’annosa vicenda del Corap - continuano i sindacalisti - che proprio in ragione del regime giuridico di natura privatistica non ha potuto beneficiare del corposo stanziamento regionale, pur esistente, per il rilancio delle proprie attività e il risanamento dei debiti, perché considerato soccorso finanziario vietato dalla legge; altro destino avrebbe avuto se fosse stato pubblico. 

La possibilità di ricorrere a strumenti finanziari “particolari ed innovativi”, previsti dalla normativa comunitaria non può essere utilizzata come una scorciatoia al fine di evitare che la Regione Calabria si assuma la responsabilità nel trasferire le risorse necessarie per il pagamento degli stipendi degli operai forestali e le altre spese per la gestione dell’azienda. Alla luce di tale considerazione, invitiamo il Presidente Occhiuto a soprassedere rispetto alle indicazioni emerse in occasione della riunione di giunta del 28 Aprile 2023, ritenendo più utile investire in altre emergenze i ben 130.000 € destinati ad attività di consulenza per supportare tale scelta (giusto decreto 10202 del 18.07.2023)".

Per Alessandra Baldari, Salvatore La Rocca e Caterina Vaiti, "in Calabria abbiamo bisogno di percorsi di stabilizzazione del lavoro e di implementazione dello stesso, non abbiamo certo bisogno di elementi di conflittualità e di scontro, specie se questi sono basati sul concetto di riduzione dei diritti dei lavoratori.

È necessario investire e rendere efficienti i servizi pubblici, piuttosto che cercare fantasiose soluzioni, ovvero provando a metterli sul mercato; dal loro buon funzionamento deriva la garanzia della tutela dei diritti dei cittadini, tra i quali la difesa e la valorizzazione del proprio territorio, la cura contro il dissesto idrogeologico e gli incendi". 

"Anche quest’anno la Calabria brucia!" Le organizzazioni sindacali, da sempre in difesa dei servizi pubblici, non condividendo la possibile riduzione di diritti acquisiti e tutele, rassicurano i lavoratori di Azienda Calabria Verde, già in allarme, "che vigileranno e combatteranno per la difesa di un Ente pubblico che tale deve restare e in favore del quale, semmai, vanno previsti investimenti corposi, il risanamento dei debiti, un piano di assunzioni che gli restituisca efficienza e la possibilità di una riorganizzazione interna ad oggi negata dato che mancano totalmente le figure dirigenziali che, come in ogni organizzazione ordinata, possano assumersi responsabilità gestionali vacanti".

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