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Domenica, 28 Aprile 2024
Talenti reggini nel mondo

Tirotta, una famiglia sul pentagramma e il sogno di Alessandro: "Il Cilea deve essere riconosciuto teatro lirico"

A colloquio con il grande direttore d'orchestra, pronto a dirigere Pagliacci

È cresciuto a pane e canto lirico, tra pentagramma e note musicali Alessandro Tirotta, direttore d’orchestra di fama internazionale, reggino doc. Alessandro Tirotta appartiene ad una delle più conosciute famiglie di Reggio Calabria, dedite da sempre alla musica. Il padre, Gaetano, ha pubblicato una monografia sul compositore reggino Pasquale Benintende, ed è uno dei riferimenti per le docenze di canto in Calabria essendo basso baritono.

“Ho iniziato a studiare pianoforte a soli quattro anni”, racconta il direttore d'orchestra, “e poi mi sono dedicato al violino diplomandomi a 18 anni e perfezionandomi con F. Manara (primo violino del Teatro alla Scala). A sedici anni ho iniziato a studiare canto con mio padre e in seguito con Dara, Serra, Benelli. Tanti anni di attività da solista, in orchestra, gli studi di canto e i primi debutti importanti. Dopo la maggiore età iniziano le prime esperienze da direttore di coro e subito dopo d’orchestra, da qui gli studi di composizione e direzione e poi la facoltà di musicologia all’Università di Roma Tor Vergata”.

Una carriera ricca di successi per Alessadro Tirotta che ha sempre nel cuore la sua Reggio Calabria e per questo lunedì 21 agosto, alle ore 21.30, all'Arena dello Stretto Ciccio Franco, dirigerà Pagliacci, dramma in due atti, libretto e musica di Ruggero Leoncavallo, opera emblema del verismo melodrammatico italiano frutto del genio del compositore napoletano. Ad interpretarla l'orchestra del teatro F. Cilea, insieme al coro lirico F. Cilea.

La sua è una famiglia di musicisti, si è sentito costretto a intraprendere questa carriera?

“Mio padre e il fratello Bruno, direttore del coro Francesco Cilea di Reggio Calabria, sono stati i primi ad intraprendere la carriera musicale. Io e i miei fratelli, ovviamente, siamo cresciuti ascoltando musica e vivendo la magia del teatro ma mio padre non ci ha mai costretti a seguire le sue orme. Io e le mie due sorelle Aurora, soprano, e Chiara, mezzosoprano, abbiamo scelto liberamente. Tant'è che gli altri due fratelli, pur avendo studiato musica, hanno deciso di fare altro nella vita: uno è architetto e l'altro è un artista del legno. Posso dire sicuramente che nella mia famiglia si è respirata l'arte e infatti, ognuno secondo le proprie inclinazioni, abbiamo intrapreso una strada artistica. Anche mia madre, Carmela Maria Rita De Gregorio, in arte Camari, dopo la pandemia del Covid, ha deciso di dedicarsi alla pittura e proprio l'altro giorno ha ricevuto un prestigioso premio”.fratelli tirotta-2

Lei ha due figli, Ennio e Gioele, studiano musica?

“Così come mio padre mi ha lasciato libero di seguire le mie inclinazioni, anche io lascio liberi i miei figli.  Solo il primogenito ha voluto studiare musica, ha tredici anni e studia pianoforte al Conservatorio Cilea.

Adesso lei è un musicista e direttore d'orchestra di fama internazionale ma come è stato l'inizio della sua carriera?

“Non è stato per niente facile, soprattutto perché portavo il “peso” di essere “il figlio di”. Rivendicavo la mia autonomia, volevo essere riconosciuto per il mio impegno e per quello che sapevo fare. Poi piano piano sono riuscito a svincolarmi e posso dire di essere soddisfatto di quello che sono riuscito a realizzare in questi anni”.

Qual è il suo rapporto con la città?

“Io giro molto, ho un’intensa attività concertistica che mi porta sui palcoscenici di tutta Italia e di tutto il mondo ma la mia casa, la mia famiglia è qui, a Reggio Calabria. Per questo negli ultimi anni ho avvertito il dovere morale di impegnarmi in prima persona per portare cultura in città. Questo è, infatti, il secondo anno che portiamo la grande musica lirica all'Arena dello Stretto Ciccio Franco grazie all'impegno della Città metropolitana. Il 21 agosto dirigerò i Pigliacci e sarà bellissimo. Penso che la città meriti una stabilità culturale e per questo mi sto battendo perché si realizzi. Purtroppo Reggio Calabria non vede mai al di là “del proprio naso” e invece è tempo di capire che questa città può e deve rinascere culturalmente. Abbiamo una storia e abbiamo anche grandi professionisti”.

Cosa intende che si sta battendo, cosa sta facendo?

“Sto lavorando, insieme alle istituzioni cittadine, per far riconoscere il Teatro Cilea come teatro lirico. Stiamo lavorando ad una relazione dettagliata tecnica, storica e legislativa, da presentare al ministero. Abbiamo il dovere di far decollare il teatro Cilea. È un iter lungo, che mai è stato intrapreso fino ad ora, e che va portato avanti. Sono fiducioso e abbiamo tante idee anche con l'orchestra del Teatro Cilea, che in questi anni ha sofferto ma è una identità reggina che va riconosciuta e valorizzata.

Qual è il concerto che le è rimasto di più nel cuore?

“Il prossimo che devo fare”. Sorride Alessandro Tirotta e pensa già a quando alzerà la sua bacchetta per dirigere l'orchestra davanti allo Stretto

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