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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il provvedimento / Gioia Tauro

Traffico di droga, finti controlli al porto di Gioia Tauro per favorire la 'ndrangheta: tre arresti

Sette indagati in tutto, ai domiciliari anche la dipendente di una società di spedizione coinvolta in un traffico di cocaina dal Sud America

Due doganieri del porto di Gioia Tauro, in servizio in punti nevralgici di controllo, quali il controllo scanner e quello “visivo” mediante apertura dei container, avrebbero consentito l’uscita dal porto di ingentissimi quantitativi di cocaina alterando gli esiti delle ispezioni od omettendo la rilevazione di anomalie nei carichi controllati.

Sono finiti, così, in manette due funzionari dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, in servizio presso l’ufficio di Gioia Tauro. Sono accusati di aver alterato dei controlli per favorire la 'ndrangheta nel traffico di droga. 

I finanzieri del comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto operativo dello Scico e con la collaborazione di Europol e della Dcsa,  hanno dato esecuzione al provvedimento che dispone la custodia cautelare in carcere nei confronti dei due soggetti e gli arresti domiciliari nei confronti di una dipendente di una società di spedizione che sarebbero coinvolti in un traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravato dalla finalità di agevolare la 'ndrangheta.

Le misure sono state disposte dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della procura della Repubblica, Direzione distrettuale antimafia, guidata da Giovanni Bombardieri.

Sono complessivamente sette le persone indagate dalla Direzione distrettuale antimafia reggina, con il supporto di Eurojust, nell’ambito della complessa operazione condotta dal nucleo di polizia economico finanziaria Gico di Reggio Calabria, tra i quali figura anche un terzo funzionario doganale, già tratto in arresto nel corso di una distinta e convergente operazione svolta, nel mese di ottobre 2022.

Sequestrate 2,7 tonnellate di cocaina: il video

I funzionari - secondo quanto riferisce la Guardia di finanza - avrebbero fatto parte di un sodalizio criminale, ora disarticolato, allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento della responsabilità, costituito dal responsabile di una ditta di spedizioni, da portuali infedeli e dai referenti delle principali cosche di ‘ndrangheta operanti nell’area della piana di Gioia Tauro.

Tra i documenti rinvenuti dai finanzieri figurano anche precise istruzioni, fornite dai funzionari doganali, su come i narcos sudamericani avrebbero dovuto collocare i panetti di cocaina all’interno dei carichi di copertura, al fine di ridurre sensibilmente la possibilità che questi venissero individuati nel corso degli ordinari controlli. Peraltro, laddove il carico fosse stato comunque scoperto, gli stessi doganieri avrebbero provveduto a fornire all’organizzazione i relativi verbali di sequestro al fine di giustificare la perdita del narcotico, evitando in tal modo il pagamento di quanto pattuito.

Inoltre, uno dei funzionari doganali si sarebbe preoccupato di avvertire i sodali in merito ad eventuali operazioni condotte dalle fiamme gialle, con l’intento di evitarne l’arresto.

Le indagini, condotte anche con la collaborazione di personale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, hanno, inoltre, consentito di ricostruire il coinvolgimento dei due funzionari dell’Adm in 5 importazioni di stupefacente, realizzate tra giugno 2020 e ottobre 2022, per oltre 3 tonnellate di cocaina, delle quali 2,7 intercettate dai finanzieri e sottoposte a sequestro.

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