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L'evento

Il lama Ghesce Dorji Wangchuk a Reggio per "Il viaggio della vita" di Beniamino Minnella

La guida spirituale rappresentante del buddhismo tibetano in Italia sarà ospite dell'evento organizzato dall'artista reggino per la sua grande tela sull'India

Ci sarà anche il lama Ghesce Dorji Wangchuk, tra i massimi rappresentanti del buddhismo tibetano in Italia, all'evento organizzato nel prossimo settimana dall'artista Beniamino Minnella, che presenterà a Reggio la sua grande opera "Terra, il viaggio della vita" in una mostra unica, emozionante e personalmente voluta dal maestro. Si tratta di una tela di cinque metri realizzata per la prima volta nel '98 al ritorno dal soggiorno di Minnella in India, e che ora sarà acquisita da un noto museo italiano. Prima che parta, l'artista ha tenuto a farla vedere nella sua città e spiega: "La mia è una donazione di tre giorni di bellezza che come artista offro a tutti coloro che la cercano e sanno vederla. Sarà un momento di aggregazione dedicato a chi possiede questo tipo di sensibilità, per respirare insieme questa bellezza".

Una grande tela di 5 metri in mostra unica come "donazione di bellezza"

Già esposta alla Camera dei Deputati per iniziativa di Santo Versace e poi nel 2005 museo archeologico reggino durante la rassegna Ritorno a Itaca, l'opera imponente e di forte impatto visivo, che misura 500x180 cm, sarà protagonista assoluta presso la Galleria Mediterranea sulla via marina alta: venerdì 20 ottobre alle ore 18 si svolgerà il vernissage con la partecipazione del venerabile Ghesce Dorji Wangchuk, poi il bellissimo quadro rimarrà in mostra fino a domenica 22.

Il maestro ha scelto di presentare solo questo lavoro, che è cruciale nel suo percorso artistico e raffigura figure umane, simboli ed elementi naturali indiani. Nella mostra la tela sarà accompagnata da alcuni disegni preparatori che fanno parte dello stesso progetto pittorico, realizzati nelle strade dell'India e poi confluiti nell'ispirazione del quadro, che fu concepito proprio così, aprendo ogni volta la grande tela arrotolata che il pittore portava con sè, per trasformarla in arte. L'opera originaria, conclusa in studio, ha richiesto nove mesi, come la gestazione di un figlio. A distanza di molto tempo dall'ultima esposizione, sono stati fatti nuovi inteventi di revisione per ulteriori due mesi di impegno. "Il risultato - commenta Minnella - sorprenderà chi verrà a vedere l'opera, e il mio invito è soprattutto per i giovani che non hanno mai avuto questa opportunità, poiché non viene esposta da vent'anni". 

L'esperienza del maestro in India e le scoperte spirituali e artistiche

Beniamino Minnella è approdato in India negli anni Novanta dopo una ricerca sull’arte e le civiltà d’Oriente, intraprendendo un lungo viaggio nel nord del paese, dalla Valle dei Re nel Rajasthan e fino al deserto del Tar, ai confini del Pakistan. Tornerà poi ancora per conoscere il sud indiano, nel Goa e poi a Bangalore e Margao, e infine spostandosi nel Tibet. La testimonianza principale di quella straordinaria esperienza è "Il viaggio della vita", che sintetizza le scoperte interiori e artistiche che hanno inciso profondamente sullo stile del maestro reggino. "In India - spiega - ho modificato la mia visione del colore, che ha sempre avuto la luce mediterranea ma lì ho sperimentato il coraggio di usare colori inediti nella storia dell'arte, come il rosa, il viola e l'arancione. Tinte accese che le donne e anche gli uomini indiani indossano abitualmente, come in Occidente non avviene, ma non sono legati a motivazioni estetiche perché c'è un collegamento con i chakra e hanno un significato religioso".  

Beniamino Minnella

La gamma coloristica di Minnella si è rafforzata anche con il successivo lavoro nei Caraibi, che nei prossimi mesi porterà l'artista nuovamente nell'isola di Cuba per altre iniziative espositive. Ma tutto inizia e si ricongiunge nel Mediterraneo. "Nella mia arte - precisa il maestro - questo è un punto fermo. L'opera sull'India ha un'ambientazione orientale ma è di tutti, è mondo, luogo che appartiene a ogni popolo. Nel titolo del quadro c'è la Terra perché credo che ci sia bisogno di rimanere ancorati a essa in un periodo come questo, nel quale tante interferenze virtuali ci disturbano. Viviamo in un'epoca di confusione e l'antitodo è la solidità". 

Il lama Ghesce Dorji Wangchuk presenzierà all'inaugurazione dell'evento

L'India ha nutrito la spiritualità e l'introspezione dell'artista reggino, come già era accaduto a Gauguin. "Il grande pittore francese - dice ancora il maestro - lasciò la famiglia e un lavoro sicuro per sete di conoscenza e oggi gli dobbiamo molto perché per questo obiettivo si corrono pericoli. Io sono stato nel deserto, in situazioni in cui avrei potuto rischiare la vita e oggi anch'io consegno quello che ho scoperto alle nuove generazioni di artisti". 

Ghesce Dorjee Wangchuk (foto Samantabhadra)

La presentazione de "Il viaggio della vita" avrà come ospite d'eccellenza il lama Ghesce Dorji Wangchuk, che in questi giorni si trova nella capitale, dove nel 2017 infatti assunto la guida spirituale dell'dell'Istituto Samantabhadra, storico centro buddhista di tradizione Mahayana. Per nove anni direttore e medico del Tibetan Medical Center nel monastero indiano Gaden Jangtse, il venerabile a Reggio sarà ospite del centro di buddismo tibetano presieduto da Anna Stella Chirico. 

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