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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Telefoni criptati e pistole, le armi della 'ndrangheta globalizzata

L'allarme del procuratore de Raho e del direttore della Dia Vallone durante la conferenza stampa dell'operazione "Platinum-Dia"

Telefoni criptati per sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine e metodi violenti mai messi nel dimenticatoio. Era anche questa la ‘ndrangheta esportata a Volpiano e dal Piemonte in Germania. Cosche imprenditrici che, negli anni, hanno studiato ed assimilato i migliori sistemi tecnologici per non essere intercettati, tanto da diventare “rappresentanti” di cellulari criptati per favorire i propri compari.

Oggi, però, le cose stanno cambiando. Le forze di polizia stanno creando degli algoritmi in grado di rendere chiare le intercettazioni effettuate sui telefoni criptati. Ma ancora c’è tanto da fare, come ha ricordato il capo della Direzione nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho.

"La rete di comunicazione criptata che viene utilizzata da questi soggetti - ha detto in conferenza stampa - telefoni con protocollo encrochat e apparati con sistema criptato Sky Ecg che costituiscono ormai gli strumenti ordinari di comunicazione, laddove a livello globale non si riesca ad avere una capacità di controllo di queste apparecchiature si ha una debolezza nel contrasto”.

Prima c’erano i cellulari Blackberry, con la tecnologia di comunicazione “pin to pin”, telefoni in grado di mascherare le conversazioni e rendere sfuggevoli agli investigatori. Adesso ci sono chat social e apparecchi telefonici, soprattutto costruiti in Spagna, che rendono difficile il lavoro delle forze dell’ordine nella lotta alla criminalità organizzata ormai senza frontiere.

Per questo il procuratore Cafiero De Raho ha chiesto un intervento globale a tutti i legislatori. “Credo - ha detto il capo della Dna - che non solo a livello europeo ma a livello globale bisogna intervenire perché in questo settore è necessario che polizia l'autorità giudiziaria possano intervenire per assicurare la garanzia della nostra democrazia”.

Strumenti necessari per porre un freno allo strapotere, economico e criminale, della ‘ndrangheta, un’organizzazione che sfrutta la tecnologia per i propri affari ma non disdegna le armi per mantenere il controllo del territorio.

"Nel corso delle perquisizioni sono state trovate anche delle armi - ha detto il direttore della Dia, Maurizio Vallone - il che dimostra che l'ndrangheta, la criminalità organizzata, nel Nord Italia non si estrinseca solo nell'attività economica e imprenditoriale ma è fortemente attiva e presente le dinamiche proprie, di queste organizzazioni criminali, quindi attività intimidatorie, violente, pronte a utilizzare laddove fosse necessarie metodi violenti".

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