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Martedì, 30 Aprile 2024
'Ndrangheta / Melicucco

Sequestrato tesoretto da 650 mila euro a imprenditore imputato nel processo "Libera Fortezza"

E' coinvolto nell'operazione che nel giugno del 2020, aveva fatto luce sull’operatività della cosca Longo – Versace a Polistena. Sotto chiave tutto il compendio patrimoniale riconducibile all'uomo e al suo nucleo familiare

Un tesoretto da 650 mila euro è stato sequestrato dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria a un noto imprenditore di Melicucco, titolare di una società di impiantistica agraria, con sede legale e operativa a Polistena.

Il provvedimento, proposto dal procuratore Giovanni Bombardieri, e disposto del tribunale di Raggio Calabria, sezione misure di prevenzione, che ha interessato l'imprenditore insieme al suo nucleo familiare, scaturisce, in particolare, spiegano i carabinieri che hanno eseguito la misura di prevenzione del sequestro dei beni, "da un’accurata analisi del complesso patrimoniale e reddituale, operazione che ha consentito di riscontrare una marcata sperequazione finanziaria tra tenore di vita ed esiguità dei redditi dichiarati.

Un’indagine economico patrimoniale meticolosa che ha indotto i militari a ritenere sospetta la provenienza dell’ingente complesso patrimoniale costituto da auto di grossa cilindrata, case, terreni e conti correnti, avvalorata altresì dal fatto che l’imprenditore, sul cui conto sono ascritti numerosi precedenti penali e di polizia, imputato nel processo "Libera Fortezza", operazione che, condotta dalla compagnia carabinieri di Taurianova nel giugno del 2020, aveva fatto luce sull’operatività della cosca Longo – Versace a Polistena".

Il tribunale di Reggio Calabria, sulla scorta delle indagini economico patrimoniali rassegnate dai militari dell’Arma che hanno abbracciato l’arco temporale di cinque anni, ha ritenuto pertanto "ricorrenti gli elementi per qualificare l’imprenditore quale soggetto socialmente pericoloso, validando dunque l’analisi patrimoniale che ha evidenziato la sussistenza del presupposto oggettivo richiesto dalla norma, nelle due alternative d autonome ipotesi della sproporzione e del reimpiego, in quanto il proposto con le condotte illecite poste in essere nel tempo, aveva accumulato ingenti proventi, reinvestendoli con la connivenza della moglie in beni mobili e immobili e conducendo un elevato tenore di vita, del tutto incompatibile con l’accertata esigua capacità reddituale".

Con il decreto, l’autorità giudiziaria ha disposto, dunque, ai sensi dell’art 20 del "Codice Antimafia", il sequestro di tutto il compendio patrimoniale riconducibile all’imprenditore e al suo nucleo familiare, nonché delle quote sociali e dell’intero patrimonio aziendale per un valore di circa 650 mila euro.

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