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La sentenza

'Ndrangheta stragista, la Corte d'appello conferma l'ergastolo per Graviano e Filippone

Colpevoli di essere i mandanti dell'agguato mortale ai carabinieri Antonino Fava e  Vincenzo Garofolo

Dopo più di sette ore di camera di consiglio la Corte d'Appello ha confermato la sentenza di primo grado. Venti minuti dopo le diciotto ecco che il presidente Bruno Muscolo, a latere il giudice Giuliana Campagna, legge la decisione: ergastolo per il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, della cosca Piromalli di Gioia Tauro colpevoli di essere i mandanti dell'agguato mortale ai carabinieri Antonino Fava e  Vincenzo Garofolo, uccisi materialmente da Giuseppe Calabrò e Consolato Villani, il 18 gennaio 1994  sull'autostrada dello svincolo di Scilla, in provincia di Reggio Calabria. 

Dunque, dopo quasi trent'anni ecco che si fa luce su quello che è stato il periodo stragista. Nelle settimane scorse, durante la requisitoria, il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo aveva chiesto la condanna all'ergastolo per entrambi gli imputati, e secondo l'impianto accusatorio della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, oggi confermato dalla sentenza, le cosche più potenti della 'ndrangheta erano in stretto contatto con i vertici di Cosa nostra, con la complicità dei servizi segreti deviati,  e avrebbero destabilizzato il Paese, segnando una delle pagine più nere della storia italiana: quella riconducibile al periodo delle stragi, passando per la stagione dei sequestri di persona.

sentenza ndrangheta stragista dominijanni -lombardoIn aula c'è anche il procuratore generale Gerardo Domijanni arrivato a sostenere il lavoro svolto, due lunghi anni, dal procuratore Lombardo. Ma c'è ancora molto da portare alla luce di quegli anni in cui le mafie avevano una strategia unitaria per destabilizzare lo Stato e per questo, forse, ancora l'inchiesta non è finita e avrà un seguito per scoprire gli altri responsabili, quelli del "mandato remoto" che ancora non sono finiti alla sbarra. 

Non c'è dunque la parola fine, anche perché Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, collegati in videoconferenza, ricorreranno in Cassazione, ma oggi per la figlia di Antonino Fava, il carabiniere ucciso solo perché indossava una divisa, insieme al collega Vincenzo Garofolo, è un momento importante. Ivana Fava è emozionata, lei che ha perso il padre quando era ancora piccola, oggi in quest'aula ha trovato giustizia. "Erano servitori dello Stato come pedine, bersagli di un disegno stragista". Poi aggiunge: "Le intercettazioni sono uno strumento importante per la ricerca della verità". 

Adesso occorrerà aspettare 90 giorni entro i quali verranno depositate le motivazioni della sentenza.

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