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Sanità / Scilla

Ospedale di Scilla, si prepara la grande mobilitazione pubblica del 15 ottobre

I cittadini del comitato spontaneo scenderanno in piazza per scongiurare la chiusura dell'ex Scillesi d'America e chiamano a raccolta la popolazione

E' già stato inoltrato alle autorità competenti il preavviso per la manifestazione pubblica che a Scilla porterà in piazza i cittadini che chiedono di salvare l'ospedale, che dal 23 settembre scorso è stato parzialmente chiuso dall'Asp per grave rischio strutturale della parte dell'edificio definita nuova. In realtà proprio quei locali presentano dissesti tali da rendere pericolosa la permanenza di dipendenti e utenti, riscontrati durante una delle indagini tecniche di Invitalia per monitorare i requisiti dell'ex "Scillesi d'America" nella nuova veste di casa della salute. 

L'Asp ha sempre precisato che la situazione è temporanea e che il presidio riaprirà dopo i lavori di ristrutturazione, appunto a pieno titolo come casa della salute. Ma chi chiama oggi non riceve risposta e all'ingresso appare un cartello che evoca presagi di dismissione. Parte dei servizi del nosocomio è stata spostata nell'ala vecchia, ritenuta agibile ma per molti altri si cerca ospitalità in altri plessi cittadini o persino fuori dal Comune, e gli utenti sono sicuri che sarà il preludio di una chiusura definitiva. Per questo un gruppo di scillesi riuniti in un comitato spontaneo "Pro Casa della Salute" sta portando avanti iniziative di mobilitazione, che vogliono culminare in una grande mobilitazione, per la quale è stata fissata la data del 15 ottobre. Tema principale è il caso dell'ospedale, che ha tanti punti oscuri, dallo stato dell'edificio scoperto con grave ritardo ed evidentemente senza aver effettuato gli esami statici necessari, a presunti risvolti penali legati all'iter di trasformazione del nosocomio in casa della salute. Di certo la preoccupazione della cittadinanza è forte per il momento difficile vissuto a Scilla anche sul piano politico. A seguito della repentina chiusura dell'ospedale si è dimesso l'assessore comunale ai lavori pubblici Maria Salvaguardia, che ha ammesso di non avere più la serenità per svolgere l'incarico amministrativo. Si è poi dimesso anche il sindaco Pasqualino Ciccone, indagato per voto di scambio, che proprio nell'annunciare la sua decisione di fare un passo indietro, ha tenuto a ribadire la disponibilità di tutti i locali del territorio comunale per impedire la migrazione dei servizi ospedalieri fuori da Scilla (si stanno valutando, tra gli altri, un plesso a Gioia Tauro e l'ex carcere di Villa). 

I cittadini non ci stanno e vogliono chiarezza sulla storia dell'ospedale, che oggi appare come un grande sogno infranto della sanità calabrese. Rivendicano il valore dello "Scillesi d'America", che non è mai stato oggetto di fatti di cronaca e ha consentito di curarsi a un'utenza che copre un bacino territoriali di numerosi comuni. Uno dei principali motivi di preoccupazione è il futuro del punto di primo intervento e del 118, il primo chiuso e poi riaperto proprio grazie alla protesta popolare, il secondo a rischio per la difficoltà di reperire uno spazio adatto ad ospitare le ambulanze e nello stesso idoneo alla particolare attività di emergenza. Il 15 ottobre, come già accaduto in queste settimane, si tornerà a chiedere di non togliere alla popolazione questo avamposto del diritto alla salute imponendo ai cittadini spostamenti che, in casi di urgenze, a un malato potrebbero essere fatali.

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