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Domenica, 28 Aprile 2024
Il cordoglio

Addio a Otello Profazio, cantastorie di Reggio Calabria: il ricordo di istituzioni e cittadini

L'artista è morto questa notte al Grande ospedale metropolitano dove era stato ricoverato in gravi condizioni. La città perde un'importante figura culturale. I messaggi di cordoglio

Calabria in lutto per Otello Profazio, il principe dei cantastorie. Il cantautore reggino, apprezzato in Italia e all'estero, è morto questa notte al Grande ospedale metropolitano, dove era stato ricoverato in gravi condizioni. Artista di spessore, memoria storica ed enciclopedia vivente dell’etnoantropologia musicale del Sud, era considerato uno dei cantanti dialettali più importanti del mezzogiorno.

Insignito del disco d'oro per aver venduto oltre un milione di copie dell'album "Qua si campa d'aria", ad oggi è l'unico cantante del genere folk ad aver raggiunto questo traguardo, nel 2016 aveva ricevuto il prestigioso Premio Tenco, riconoscimento alla carriera di artisti che hanno dato apporto significativo alla canzone d'autore in Italia e, specie nelle edizioni iniziali, all'estero.

Vincitore anche del premio Pitrè, Profazio ha dedicato gran parte dell’attività ai concerti in Italia e all’estero, Brasile, Stati Uniti, Canada, Australia, Svizzera, Germania.

Le origini

Profazio nasce nella contrada Santo Stefano di Rende il 26 dicembre 1934 ma sin da piccolo vive a Pellaro.
Il padre di Otello, Enea, originario di Palizzi, era un ferroviere che ha prestato servizio a Rende come capostazione vicario assuntore) e dopo due anni dalla nascita dell'artista, figlio quartogenito, ha prestato servizio con la qualifica di capo stazione a Reggio Calabria – Pellaro.

Otello Profazio dopo gli studi liceali si laurea in lettere classiche all’Università di Roma, illustrando la tesi sulla poesia popolare calabrese con alcuni esempi musicali, discute la tesi, ottenendo il massimo dei voti, cantando e suonando la chitarra.

Appresa la notizia, il cordoglio delle istituzioni e dei cittadini

Sincero cordoglio di Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, che twitta: "Con la scomparsa di Otello Profazio perdiamo un pezzo importante di storia e di cultura della Calabria. Grande cantore popolare, è stato un simbolo genuino per tante generazioni, riuscendo sempre a interpretare il sentimento più autentico delle nostre tradizioni". 

"Con la scomparsa di Otello Profazio se va una leggenda vivente della musica popolare". Sono le parole del presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso che aggiunge: "Viene meno un vero e proprio monumento della musica popolare italiana.

Una leggenda vivente dalle enormi capacità artistiche e dalla spiccata sensibilità umana, specie nei confronti dei soggetti più fragili e indifesi a cui ha dedicato canzoni e ballate straordinarie. Ma anche uno dei più grandi cantastorie di tutti i tempi che ha raccontato l’anima della Calabria e del Mezzogiorno, enfatizzandone i pregi senza mai nascondere vizi e contraddizioni".

E ancora: "Come hanno scritto sociologi e scrittori che hanno indagato in profondità la sua musica e i suoi testi, di lui parleranno per sempre i libri di storia. Il suo ricordo, nei calabresi che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di apprezzarne l’estro creativo e l’acuto senso dell’umorismo, non verrà mai meno. Alla famiglia e ai suoi amici più cari le condoglianze mie personali e del Consiglio regionale che rappresento".

I sindaci facenti funzioni Brunetti e Versace hanno omaggiato il "mastru cantaturi" con un minuto di silenzio in occasione dei rispettivi consigli, metropolitano e comunale: "Con la scomparsa di Otello Profazio, la Calabria perde uno degli artisti più rappresentativi della tradizione popolare, un cantastorie e cantautore di assoluto rilievo, apprezzato in tutto il mondo.

Sicuramente un riferimento culturale per il territorio reggino, grazie al suo forte legame con la Calabria, narrata e cantata nella splendida lingua dialettale che lo ha spesso accostato ad altri grandi autori italiani del genere. Sin dagli anni '60 le sue canzoni hanno accompagnato centinaia di spettacoli in Italia e all'estero, abbracciando tutte le comunità di calabresi residenti lontano dalla Calabria". 

Il ricordo social di Vinicio Capossela

Per Claudio Aloisio, presidente di Confesercenti: C’è un’amara ironia in una delle canzoni più iconiche di un grande artista calabrese: “Qua si campa d’aria”. A mio parere l’ironia è tra le migliori e più affilate “armi” che abbiamo a disposizione per denunciare e far riflettere e in questo, ma non solo in questo, Otello Profazio era un Maestro. Leggo oggi che ci ha lasciato. La Calabria perde uno dei suoi figli più rappresentativi. La musica un grande artista".

"Con Otello Profazio ci lascia una delle voci più autentiche della cultura e delle tradizioni popolari calabresi e italiane nel mondo". Lo sostiene Pino Bova, presidente del Circolo Rhegium Julii, che ricorda le numerose partecipazioni dell'artista, non solo ai Caffè letterari dove ha presentato le sue note “profaziate”, ma anche alle feste di settembre quando, tutti gli anni, la Piazza Castello s’illuminava per la ”Penultima sagra dei Cantastorie” e Profazio si confrontava con le firme più belle del folk italiano come Maria Carta, Fausto Cigliano, il campano Murolo e la siciliana Balistreri.

"Con la scomparsa di Profazio, Reggio perde una dei punti di riferimento culturali più significativi perché uno storico esempio di passione e di studio del folk di così elevato spessore non è facilmente sostituibile".

Per Giuseppe Neri, consigliere regionale e capogruppo in Consiglio regionale di FdI: "Se ne va un galantuomo, il cantore della calabresità che, con le sue canzoni, ha fatto conoscere al mondo le bellezze e le difficoltà di una terra come la Calabria.  Otello Profazio si è sempre distinto per la sua sensibilità, gentilezza e attenzione verso i più deboli ma anche, per essere stato uno dei più grandi cantastorie capace di raccontare l'anima del Sud.

La sua arte conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo, ha scandito quell'intenso percorso di ricerca sempre attuale, nuovo ma, soprattutto, essenziale e mai banale. La sua voce, strumento di socializzazione riconosciuta dalla tradizione calabrese, ha raccontato gli scenari in cui versa il Sud, il suo amato Sud.  Lascia un vuoto incolmabile nella cultura musicale calabrese, nella sua famiglia e in tutti coloro che, in questi anni, grazie ai suoi straordinari lavori, è riuscito a conoscere il vero volto della nostra terra". 

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