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Domenica, 28 Aprile 2024
Il blitz / Taurianova

“Perseverant”, la droga nella Piana di Gioia Tauro viaggiava su Telegram: 18 indagati

L'operazione dei carabinieri, coordinata dalla Procura di Palmi, è partita dalla denuncia di un padre stanco di vedere la figlia rovinarsi con l'uso di sostanze stupefacenti

Stanco di vedere la figlia rovinarsi con l'uso di sostanze stupefacenti, un padre ha deciso di denunciare ai carabinieri della stazione di Taurianova. Ha preso da qui avvio l'indagine dei militari dell'Arma. Gli approfondimenti successivi fatti dagli investigatori, avviati nel marzo del 2020 e conclusi anni dopo, accertavano i timori dell’uomo, riscontrando l’esistenza di un florido mercato della droga leggera e pesante, con base a Taurianova e ramificazioni a Rosarno, Platì e Gerocarne, dove avevano base i fornitori del narcotico.

L’indagine “Perseverant”, coordinata dal procuratore Emanuele Crescenti e dal sostituto procuratore Davide Lucisano della procura di Palmi e condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, ha colpito un gruppo criminale che ha continuano a spacciare anche durante il covid consegnando cocaina e marijuana direttamente al domicilio dei clienti.

Le consegne in biciclette 

Diciotto gli indagati colpiti da misure cautelari. Dalle lunghe indagini è emerso, infatti, che l’attività illecita non veniva interrotta neanche durante la pandemia Covid, le cui restrizioni venivano ampiamente aggirate dagli indagati che, per ridurre il rischio dei controlli, avevano messo da parte le autovetture ed avevano iniziato a consegnare lo stupefacente in bicicletta, direttamente presso le abitazioni degli acquirenti.

Per mantenere i contatti con questi ultimi, visto il divieto di assembramento, tutte le comunicazioni venivano effettuate online, con canali Telegram, o di altre applicazioni di messaggistica, dedicati proprio ad accordare la domanda e l’offerta di narcotico. Numerosissime le cessioni riscontrate, per un giro di affari che gli investigatori hanno stimato superiore ad un milione di euro.

Stroncato un giro di affari superiore al milione di euro: il video

Sulla base degli elementi di prova così raccolti, secondo l’ipotesi d’accusa sposata dal Gip di Palmi che ha firmato l’ordinanza cautelare, si ritiene che gli indagati, grazie a fonti di approvvigionamento sul territorio nazionale e all’estero, siano coinvolti almeno una cinquantina di eventi delittuosi.

Le prove raccolte in un bunker

A incidere sulle valutazioni effettuate dal Gip di Palmi in merito alla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza a carico degli arrestati è stato il valore probatorio dei numerosi recuperi di varie sostanze stupefacenti, in primis cocaina e marijuana, realizzati dagli investigatori, con arresto in flagranza di 9 degli odierni arrestati.

In particolare, il giudice ha ritenuto di fondamentale importanza il rinvenimento di una piantagione di canapa indiana, ricavata in un bunker occultato da un capannone agricolo. Lì, tre metri sotto il terreno, gli indagati avevano meticolosamente allestito degli impianti idroponici, completi di sistemi di riscaldamento, ventilazione e illuminazione a lampade UV, destinati alla gestione di varie cultivar di canapa indiana, differenziate per il potenziale tossicomanigeno. In assenza dell’intervento dei militari dell’Arma, lo stupefacente, lavorato in dosi,  avrebbe permesso agli indagati di ricavare utili non inferiore a 200 mila euro.

"Il procedimento è attualmente pendente in fase di indagini - spiegano dal comando provinciale dei carabinieri -  e l’effettiva responsabilità delle persone destinatarie della misura cautelare, in uno con la fondatezza delle ipotesi d’accusa mosse a loro carico, saranno vagliate nel corso del successivo processo. Non si escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori, anche in favore delle persone sottoposte ad indagini".

I maltrattamenti in famiglia

L’indagine, da ultimo, ha fatto luce anche sui maltrattamenti che la moglie e la figlia di uno degli arrestati hanno dovuto per anni subire in silenzio. Rese incapaci di denunciare, costrette a vivere recluse, quotidianamente umiliate e più volte malmenate, le due donne sono state ora soccorse dai carabinieri e sottratte a questa dolorosa e avvilente convivenza.

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