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Domenica, 28 Aprile 2024
La recensione

Gianni Versace, l'imperatore dei sogni nati guardando l'orizzonte antico del mare

Stasera al Torino Film Festival la proiezione ufficiale del docufilm di Mimmo Calopresti, presentato ieri in anteprima per la stampa

Stava vivendo il culmine del suo sogno, scriveva ogni giorno un'infinita storia d'amore con la moda e diceva che non avrebbe voluto morire mai. Essere Gianni Versace significava raggiungere l'immortalità e aveva ragione lui se oggi, rivedendo lo stilista nelle immagini d'archivio del docufilm "L'imperatore dei sogni" di Mimmo Calopresti, l'emozione è sempre fortissima, come se fosse qui e ora. 

In realtà, come nel film dicono amici, critici e una delle sue muse, Carla Bruni, con la moda attuale Gianni Versace non si sarebbe divertito e forse avrebbe abbandonato le passerelle. Avrebbe fatto il musicista, l' altra sua grande aspirazione. O forse avrebbe continuato nel suo personaggio di iconoclasta e provocatore, scatenando una nuova ribellione, come fece negli anni Settanta in una Milano delle grandi occasioni, affrontata con passione e spavalderia. Sapendo di essere già il migliore. 

Stasera proiezione ufficiale del docufilm, presentato in anteprima per la stampa 

Il docufilm di Mimmo Calopresti sarà presentato al pubblico stasera in anteprima assoluta fuori concorso al Torino Film Festival, ieri la proiezione per la stampa: un momento che il regista di Polistena aspettava con gioia dopo la delusione della Festa di Roma e finalmente svela un lavoro molto diverso da un biopic ordinario. Intanto per la formula mista (sempre più gradita e diffusa tra i cineasti) tra fiction e documentario, che in questo caso è costruita collegando in naturalezza e perfetta continuità narrativa archivi e testimonianze con il racconto filmico, affidato al cast di attori guidati dal protagonista Leonardo Maltese nel ruolo di Gianni Versace. 

Autore di abiti appariscenti e sontuosi, Gianni celebrava il suo rapporto con la moda come una passione amorosa che si rinnovava in perenne idillio. Nelle interviste lo spiegava così: "Sono amante e traditore della moda, per me nasce e muore ogni giorno e vorrei essere ricordato per quello che farò domani... le cose che ho fatto ieri sono già diventate noiose".

Dalle origini a Reggio davanti al mare alle sfilate da star con le top model

Nel film lo stilista riappare all'apice del successo, circondato dalle sue splendide modelle che trasformò in dee, e raccontato da chi nell'ambiente dello show-business lo conobbe bene: il maestro Karl Lagerfeld, testimonial adoranti e innamorati come Pedro Almodovar, Roman Polanski, Elton John e l'amica Ornella Vanoni. Ma Calopresti vuole tornare alle origini, nella Reggio Calabria degli anni Cinquanta dove tutto iniziò davanti all'orizzonte dello Stretto. 

Quel mare Gianni lo scruta sin da bambino, immaginando le storie dei grandi che lo solcarono nell'antichità. Sente che lì c'è il suo destino di Marco Polo, girovago di terre e culture. Fu questo il primo sogno di un ragazzino dotato di eccezionale talento, che fu abile a intuire la madre Franca Olandese. Interpretata dall'intensa Vera Dragone, Franca è una femminista pioneristica: sarta ricercatissima dalle signore della buona borghesia reggina, consente al figlio di lasciare gli studi scolastici per cui non ha interesse, e lo segue nell'ardimentosa scommessa di affiancare la rinomata sartoria Versace in boutique. Unica condizione è seguire fiduciosamente la propria strada anche allontandosi dal tracciato lineare, ma solo per diventare il migliore.

La Reggio di quegli anni è un throw-back nostalgico, e nel film si esaltano i gioielli della città: il lungomare e l'arena immortalati da una fotografia mozzafiato, il teatro Cilea, le terme romane, il Waterfront. Le donne hanno colori mediterranei, sono flessuose ed elegantissime nei tessuti di Franca, e Gianni spia la riga posteriore delle loro calze e le lucide sottovesti, gioca ad anticipare gli interventi sartoriali della madre. Da adolescente a scuola farà filone per andare a disegnare nelle zone degli scavi archeologici, connettendosi agli avi greci, allo spirito avventuroso di Ulisse. In casa tutti hanno capito che il suo futuro sarà diverso: "Sì, voglio essere il migliore, ma non di Reggio". 

I ricordi degli amici d'infanzia e l'ispirazione di luoghi e tradizioni

Gianni non ama studiare però leggere sì, tanti libri - diventerà un uomo coltissimo, dote che riteneva importante per uno stilista. A 14 anni, come ricorda l'amico d'infanzia Mimmo Coppola, era capace di dissertazioni sul messaggio rivoluzionario di Pasolini e decrittava per i compagni i film Bertolucci, Fellini, Antonioni. Il pittore Natino Chirico ricorda invece le loro chiacchierate in spiaggia, parlando di sogni da realizzare altrove, come tutti i ragazzi del Sud. 

Adorava la madre (la giornalista Adriana Mulassano dice che per lui era la Madonna), anzi adorava le madri e le donne. E concepì a Reggio la sua idea di renderle bellissime e regali come vedeva le bagnarote, osservate mentre sistemavano nelle ceste i pesci da portare al mercato, e le pieghe delle loro gonne ondeggiavano nel passo. Discendenti dalle amazzoni, forti e piene di grazia.

Per Gianni Versace le donne possono fare tutto, e anche a Reggio devono poter vestire come a Parigi, osare, scoprire le gambe. Quando parte per Milano, ha convinto la sorella Donatella (Clio Calopresti) a tingere i capelli di biondo, e nella metropoli lombarda toglierà golfini e mezze lunghezze alle signore bon ton. Carla Bruni (quasi una di famiglia per il regista Calopresti, a lungo compagno della sorella Valeria Bruni Tedeschi) racconta le sfilate di Versace, autentici spettacoli di musica, immagini, scene teatrali, con al centro una donna audace, sicura di sè, sexy, libera. Tanto da incorrere in censure che lo stilista accoglieva come il godibile effetto di marachelle.

La donna appariscente di Gianni, bellissima e libera di osare

Celebre la falcata di Carla, Claudia, Naomi e i loro sorrisi, gli sguardi carismatici. "Ci ha fatto sentire star - dice Bruni, che gli dedica la canzone 'L'Excessive' e la esegue alla chitarra - perché nei suoi abiti eravamo bellissime e ci piaceva mostrarlo in quel modo". Quella di Gianni è una 'donna alfa', con i capezzoli in vista e ricoperta d'oro per non essere mai nascosta e dimessa, per splendere ed essere notata. Lo stilista spiega che "la moda interessa anche a chi lo nega, perché colora la vita e rende belli, una cosa che piace a tutti". Citando Nietzsche, spiega che serve profondità per essere superficiali. 

Di Gianni parlano (in materiali di repertorio) Donatella, simbiotica compagna di birichinate, e Santo, che lo definisce "un uomo della Magna Grecia; è stato contadino, pescatore e montanaro, ha assorbito tanti saperi". Il forte affetto tra i fratelli è appena accennato e nel suo ritratto delicato Calopresti sceglie di non raccontare nulla della sfera privata, con la sola eccezione del dolore nel giorno dei funerali (vediamo le lacrime di Lady Diana, Naomi Campbell, Sting), e le parole del compagno, lo stilista Antonio D'Amico - scomparso poco dopo la fine delle riprese del docufilm - che ricorda la loro ultima conversazione. L'omicidio è uno sparo che si confonde con visioni oniriche e videoclip musicali. Gianni aveva sconfitto un tumore e si sentiva invincibile. 

Il film di Calopresti restituisce Gianni Versace al legame con Reggio

Prodotto da Quality Film e Staragara e sostenuto dal MiC, "L'imperatore dei sogni" è stato girato quasi interamente a Reggio con il contributo della fondazione Calabria Film Commission, in un set corale e di grande integrazione con la città. Oltre agli attori calabresi (Dragone, Giordano, Comito e i reggini Francesco Praticò, Antonio Oppedisano, Martina De Lorenzo, Manuel Nucera), sono stati coinvolti i giovani musicisti dell'orchestra del liceo musicale Gullì, l'accademia di belle arti, il tenore polistenese Francesco Anile. 

Al di là della grande bellezza reggina ritratta nelle scene di fiction, in questo docufilm Gianni Versace è restituito alla sua città con un chiarissimo senso identitario e di appartenenza. La storia familiare dice in modo inequivocabile che la sua ispirazione è nata qui, da questi luoghi e tradizioni. Dalle cornici greche e i balli dei Giganti e il camiddhu, dalle barche dei pescatori all'incedere fiero delle contadine. Santo dice di Gianni che ovunque si trovasse vedeva il centro del mondo, di più nei luoghi piccoli. Abbiamo bisogno di vino, non di champagne. 

"L'imperatore dei sogni" è forse l'inizio di una riconciliazione tra Gianni Versace e una città che lo ama istintivamente e con pudico orgoglio, ma non lo ha ancora pienamente compreso. Era un tipo originale e troppo avanti per la gente e i tempi di queste latitudini, è vero. Ma quel ragazzo che a scuola scandalizzava le maestre con disegni di corpi femminili che erano bozze di modelli ebbe invece molto in comune con Reggio. Racchiudeva nell'animo la solarità e insieme il caos della rivolta del '70, le palpitanti contraddizioni di un mondo antico e moderno che il geniale stilista si portò sempre dentro, anche quando non esisteva più. 

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