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Domenica, 28 Aprile 2024
L'analisi

Competenza, visione, giovani e unità d'intenti per far rinascere la Reggina

Gli amaranto, dopo la sentenza del Consiglio di Stato, dovranno ripartire dal purgatorio del dilettantismo. Serve un progetto serio per ritornare nel calcio che conta

Competenza, visione programmatica a lungo termine e unità d’intenti. Adesso è questo, insieme alle giuste certezze finanziarie, quello che serve alla Reggina per uscire, in tempi rapidi, dal calvario del dilettantismo calcistico, nella speranza di ripartire dalla serie D, e tornare a calcare i manti erbosi della serie cadetta e puntare a centrare il sogno di ogni tifoso reggino: il ritorno in serie A.

Uno sogno, vissuto negli anni ruggenti del patron Lillo Foti, che aveva acceso su Reggio Calabria una luce nuova, riuscendo a far dimenticare a chi la vive quotidianamente, gli affanni irrisolti con i quali siamo chiamati a fare i conti ogni giorno.

Affanni che, negli anni, si sono fatti tormenti e stanno frenando la crescita di una città che non vede futuro. Lo sport era una valvola di sfogo, faceva muovere l’economia. La Reggina era il centro attrattore, come negli anni passati lo sono state anche la Viola nel panorama cestisco nazionale e la Medinex nel mondo pallavolistico, di una comunità spesso disunita e invidiosa, rappresentata da un ceto politico spesso miope e litigioso.

Ora bisogna ripartire. Bisogna mettersi alle spalle errori, sottovalutazioni e inadempienze che i giudici del Consiglio di Stato hanno messo nero su bianco nella loro sentenza, nella quale - fra le altre cose - si può leggere: “le censure dedotte dall’appellante sono del tutto generiche”. Censure che, scrivono i giudici, “mirano in sostanza a ottenere una sorta di esonero dalle procedure e dagli adempimenti ordinariamente previsti per l’iscrizione al campionato di calcio, in violazione della nota autonomia dell’ordinamento sportivo e della esigenza di salvaguardia del superiore principio di par condicio dei partecipanti ai campionati”.

Nel caso della Reggina - spiegano i giudici del Consiglio di Stato - “il termine fissato dall’ordinamento sportivo al 20 giugno 2023 non può subire deroghe ad opera di un ordinamento giuridico esterno a quello sportivo, se non negli stretti limiti in cui l’ordinamento sportivo vi consente, e nella specie tali limiti non sono stati rispettati”.

Ora è necessario mettere in campo un progetto a lungo termine e raccogliere attorno ad esso le migliori energie che questo territorio può esprimere per ridare alla Reggio calcistica, che ha alle spalle una storia centenaria, il posto che le spetta lontano dal purgatorio dilettantistico. 

Un progetto che non dimentichi i giovani, quelle ragazze e quei ragazzi che hanno subito un torto senza avere nessuna responsabilità e che facevano del settore giovanile amaranto un fiore all’occhiello nel panorama calcistico del Sud Italia, che punti su di loro e faccia della loro voglia la pietra angolare di una rinnovata storia sportiva in amaranto. Per ridare un sogno a tantissimi tifosi amaranto che, da sempre e sempre, seguiranno la propria squadra, perché, come si canta all'Oreste Granillo, "ora sei un po piccolina ma sei sempre la nostra Reggina".

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