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Cronaca Centro / Corso Giuseppe Garibaldi

Il MArRc torna alla grande bellezza, Malacrino: "Museo non è solo i Bronzi..."

Il museo archeologico della Magna Grecia vince e convince. Lo dicono i dati: nell'anno passato i visitatori sono stati oltre 220 mila. In due anni e mezzo pubblicati ben 17 cataloghi. Il direttore, 4 anni dal suo insediamento, parla in esclusiva a ReggioToday

Ad agosto saranno quattro anni dalla sua nomina a direttore del Museo Archeologico Nazionale della magna Grecia, da allora Carmelo Malacrino, non si è fermato un attimo per riportare il  “nostro museo” allo splendore di un tempo e, perché no, superarlo. Il giovane archeologo  e architetto catanzarese al momento del suo insediamento, insieme ad altri 20 direttori in tutto il paese, si preparava ad affrontare un significativo cambiamento dal punto di vista legislativo. L’allora ministro Dario Franceschini, aveva da poco attuato un’importante riforma che avrebbe tolto alle soprintendenze i primi musei d’Italia, compreso quello di Reggio, per trasformarli in musei autonomi.

Tra tutti, Malacrino, si apprestava a dirigere un Museo ancora non terminato. Infatti, palazzo Piacentini (nome dell’ architetto che ideò il museo nel’59), nel 2009 fu chiuso per un importante opera  riorganizzazione  ultimata nel 2016. Il protrarsi dei lavori e l’attesa di rivedere finalmente i Bronzi di Riace (temporaneamente ospiti di Palazzo Campanella), rientrare nella propria “casa”, fece si che le aspettative di un’intera città si catalizzassero tutte sul nuovo responsabile del Museo. Una pressione di non poco conto. A distanza di anni, le aspettative sono state più che soddisfatte, i numeri che il MArRC registra ogni anno parlano da soli. Il Museo, per la sua posizione strategica e per le innumerevoli iniziative di cui è promotore, è  l’attrattiva principale della città. E fautore di tutto questo, anche se non se ne prende il merito, è proprio lui: Carmelo Malacrino. 

Direttore, era agosto del 2015 quando è arrivata la sua nomina a direttore del MArRC, e quando questo accade in atto c’era anche  un importante cambiamento della figura del direttore e della gestione dei musei. Come ricorda quel momento? 

"Ricordo quello come un momento di grande emozione. Un calabrese chiamato a dirigere il più importante museo della Calabria riempie sicuramente di emozioni ma, ti carica di grande responsabilità. Fortunatamente ero affiancato da altri 19 direttori che  iniziavano la stessa esperienza e questo credo  sia stato un grande punto di forza. Avevamo tutti  esperienze diverse  ma  partivamo tutti da zero e contemporaneamente per costruire una nuova visione di museo, ognuno con la propria specificità e con la specificità del museo che si andava a dirigere. È un momento che ricordo con piacere, le aspettative erano alte. C’era la volontà e la voglia di portare il museo tra la gente e la gente  dentro il museo. Il primo periodo lo ricordo come un momento di grande complessità, se consideriamo che all’inizio qui negli uffici c’ero solo io. Ed il primo impegno è stato riaprire il museo al pubblico. Per fortuna siamo riusciti a mantenere la parola data".

In questi anni il museo ha registrato numeri eccezionali, dai 164.076 visitatori nel 2015 ai 227.794 del 2018. Si aspettava questi risultati?

"Devo fare una premessa, quello che ho raggiunto non l’avrei mai raggiunto senza il supporto e la fortuna di coordinare una squadra, se pur piccola, straordinaria che mi supporta e mi ha supportato in questi anni. Per quanto riguarda i numeri, sono stati in continua crescita e questo è un elemento da tenere in grande considerazione indubbiamente ma, non è il solo. Il museo è fatto di tanto altro, è un organismo che vive di diversi componenti: la gestione delle collezioni, la sicurezza, l’accoglienza, l’efficienza, l’attività amministrativa e la comunicazione, tutti aspetti differenti che si intrecciano e che contribuiscono al raggiungimento dell’obiettivo finale che è quello di allineare il museo a degli standard di qualità ai quali aspiriamo".

Lei cura molto la comunicazione sui social che coinvolge la città nella vita del museo. Quanto conta quanto conta nella gestione e sponsorizzazione del museo questo aspetto?

"La comunicazione social è importante perché diretta e semplice. L’intento è quello di far capire alla comunità che il museo è un organismo più complesso di quello che appare e che dietro le sale, c’è tanto altro. Il fatto che siano ora i calabresi a dire che il museo non è solo bronzi, vuol dire che il messaggio è arrivato. La  città ha avuto un ruolo importantissimo, i turisti vengono attratti dalla presenza dei Bronzi e poi vengono a sapere che il museo ha moltissimi altri tesori che custodisce, per loro, questa è una scoperta,  per il territorio, questa è diventata una presa di coscienza.  Vedere  che il museo viene sentito come un proprio spazio dalla comunità, nel quale fa cultura e condivide la cultura ci gratifica per quanto fatto negli anni affinché questo messaggio arrivasse. È stato un lavoro continuo. Ricordo i primi partner come il parco Nazionale dell’Aspromonte, il planetario Pitagora, il conservatorio “F.Cilea”, tutto questo percorso che poi ha visto l’arrivo e coinvolgimento di associazioni come il Cis,  Amici del museo, il Turing Club, non sarebbe stato possibile senza questo continuo scambio di comunicazioni e oggi,  vedere che tante persone hanno un presenza fidelizzata e ne sono anche orgogliosi, ecco quello ci gratifica per il lavoro fatto". 

Il MArRC è uno dei poli attrattivi in termini turistici per la città, pensa che la mancanza di un programma turistico ben strutturato della città penalizzi  il museo. C’è la possibilità di un dialogo o collaborazione in tal senso con l’amministrazione? 

"Il museo, è indubbiamente per la sua posizione strategica, un grande attrattore turistico. La  collaborazione, tra museo e istituzioni c’è sempre stata e ci sarà sempre. Un aspetto sul quale abbiamo cercato di lavorare sin dall’inizio e, in tal senso,  si è discusso tanto in questi anni.  Reggio ha la fortuna di essere una bella città e riesce a ripiegare gli “eventuali lavori in corso”.  Credo si possa fare di più, sicuramente, il percorso avviato  non è semplice. Il museo è la città. Bisogna lavorare sulla comunicazione far scoprire gli altri tesori sparsi per tutta la città. E’ importante, i segnali ci sono. Io credo si sia già aperto qualcosa di positivo, mi giungono notizie confortanti in tal senso". 

Il museo ha creato anche un importante collaborazione con altri musei?

"Siamo fortunati, in questi anni siamo riusciti a dare ed avere in prestito pezzi di notevole importanza, non ultima la mostra su Paolo Orsi che ha visto la collaborazione con il museo di Siracusa che ci ha premesso di avere, qui a Reggio, dei pezzi importantissimi. Anche il nostro museo è tra coloro che presta molti pezzi, sono appena rientrati i materiali in prestito al museo di Vicenza per la mostra Mito, dei ed eroi. Si è creato un bel circuito in tal senso".

Qual è l’aspetto che le piace di più del suo lavoro e quale quello che le piace di meno?

"Dare il buongiorno. Ho un rapporto personale con tutti i miei collaboratori la considero una piccola famiglia che collabora e lavora bene insieme. Io sono convinto che i risultati si vedono anche dalle piccole cose, perché sono le piccole cose  danno il via alle grandi. Il rapporto straordinario con il personale è nato dalla conoscenza e dall’osservazione reciproca. Io sono il primo a spostare le sedie a sistemare le teche e come me, tutti fanno la loro parte in una condizione di estrema collaborazione. La stanchezza è sicuramente l’aspetto che mi piace di meno. È capitato di lavorare in questi anni giorno e notte. Siamo pochi ma facciamo tante cose come se fossimo tanti, il nostro obiettivo, lo ribadisco, è quello di raggiungere standard alti nonostante i limiti. Lavoriamo il doppio, non è rato che raro lavorare per 36 ore continuative, quando ci sono delle scadenze e dei  cataloghi da consegnare. Si, indubbiamente, la stanchezza si fa sentire e la sentiamo tutti, però vediamo anche i risultati di queste fatiche. Vedere pubblicati 17 cataloghi in due anni e mezzo per far conoscere i tanti  reperti e che erano chiusi in deposti, agli addetti ai lavori ed al pubblico ripaga delle notti in bianco".

Nel confronto con gli altri direttori di Museo, in cosa si sente fortunato e cosa invidia?

"Sicuramente mi sento fortunato per il personale che mi ha accolto e accompagnato in questo percorso, qualcosa in più che auspicherei è un miglior sistema infrastrutturale. Per raggiungere questi risultati lavoriamo tantissimo. Al di là della comunità del territorio che è di casa, per chi viene da fuori bisognerebbe poter raggiungere il museo agevolmente. Ecco senza fare esempi molto lontani da noi, banalmente la domenica un cosentino volesse fare una gita  col treno ed avesse voglia di arrivare a Reggio  e visitare la città e il museo, ecco, troverebbe qualche difficoltà.  Questo sarebbe uno strumento che aiuterebbe  alla collettività non parlo solo del Museo. Se i servizi funzionano, funzionano per tutti. Questa riflessione è assolutamente lontana dal voler far polemica è semplicemente un  discorso di crescita per la città. Certo dobbiamo considerare che esiste una situazione di partenza non facile, però". 

Progetti futuri?
"Sicuramente tanti sogni.  Il museo ha bisogno ancora di lavorare sull’ordinario, lavorare per risolvere alcuni aspetti legati al suo essere museo. Parlo di un riordino delle collezioni nei depositi, restauri. Pensare a spazi espositivi e ad una maggiore accessibilità. Abbiamo già un percorso Lis, ma un percorso tattile sarebbe utile, poi per no parlare delle nuove tecnologie efficacissime per il racconto museale.  Per quanto riguarda invece le grandi idee ed i progetti che speriamo, sono tutti proiettati nel futuro, nel pesare cosa sarà il Museo per la città nel 2050 e li, serve una visione condivisa. Io non ho mai promesso gradi cose,  ma  dalle piccole sono convinto si possono realizzare anche le grandi.  È giusto pensare a come  crescere però prima bisogna arrivare ad un certo livello e poi si va, se si scatta si resta impantanati. L’auspicio la dove l’esperienza da direttore dovesse proseguire è sicuramente il desiderio di una maggiore programmazione, tanto di  una cosa siamo sicuri che noi siamo di passaggio ma l’estate arriva inevitabilmente, bisognerebbe lavorare insieme per prepararsi per tempo".

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