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L'aneddoto

San Giorgio e il cavaliere “mandato da Dio a difesa de’ Reggitani”

Il professor Filippo Arilotta ricorda un antico testo del 1658 dove è narrato un miracolo avvenuto a Reggio Calabria

Lo storico reggino Filippo Arillotta, riporta il racconto di un testo del 1658 dedicato a San Giorgio dove vi è raccontato un particolare aneddoto.  "Nel passare in rassegna i vari luoghi d’Italia in cui il Santo era venerato,  - spiega il docente - l'autore del libro del 1658 parla di Reggio e cita un episodio che, stando al suo racconto, è un vero e proprio miracolo". 

Nel testo si legge: "Orbene, durante il conflitto che vide contrapposti Alfonso d’Aragona e Renato d’Angiò per il possesso del Regno di Napoli, Reggio si era schierata col primo. Pertanto fu presa d’assedio dalle truppe angioine, che per gli aspetti marinari si erano affidate alla collaborazione della Repubblica di Genova. Fu quindi un genovese, il marchese di Sarzana che, sbarcato al Calopinace con i suoi uomini, mandò a dire alla città di consegnarsi al Re Renato. Ma quando ebbe un diniego, mandò contro la città i suoi uomini. Tuttavia accadde che contro le sue truppe si schierò un “prode cavaliero da un grosso esercito seguitato” che invitò i comandanti del Sarzana a desistere ed andarsene. La scena stupì il Sarzana, perché sapeva che nella città non c’erano tanti uomini né tanto meno comandanti di cavalleria. Allora il Sarzana mandò a dire al cavaliere che lui era il capo dell’esercito angioino, venuto a liberare la città dagli spagnoli; ma il cavaliere rispose che lui era il cavaliere “mandato da Dio a difesa de’ Reggitani” e che né lui né la sua truppa potevano mai stancarsi dal combattere” e di andarsene da quei lidi “perché erano sotto la protezione di San Giorgio”. Allora il Sarzana capì chi fosse quel cavaliere e se ne andò, non senza avere lasciato sulla spiaggia una bandiera con l’insegna di San Giorgio e uno scritto con cui spiegava l’accaduto.

"L’autore dice - spiega Arillotta -  poi che quando vennero ritrovate questa bandiera con l’iscrizione, furono trasportate in città e se ne fecero molte copie, da distribuire nelle chiese di Reggio, in ricordo dell’accaduto. Al netto dell’evento miracoloso, c’è comunque da dire che l’evento storico è reale, e che probabilmente il Sarzana, genovese, di fronte alla difficoltà posta dall’impresa, si ricordò del culto comune a Reggio e Genova e, con la cagione di San Giorgio, levò le ancore per non perdere tempo e uomini in una missione che era forse meno facile di quanto gli fosse stata prospettata. Fatto sta che il rapporto fra Reggio e Genova, in nome di San Giorgio, si perpetuò per molto tempo, come peraltro testimoniato dalla presenza del cognome Genovese e delle sue modifiche. La contrada presso al Calopinace, peraltro, ha mantenuto il nome di Sarzana fino almeno al ‘700: un altro toponimo scomparso".

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