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La risposta

Denuncia di malasanità, i medici Amodeo replicano al Gom: "Nostra sorella in vita grazie all'intervento a Polistena"

I professionisti tornano sulla vicenda dopo la risposta del Grande ospedale metropolitano: "Abbiamo semplicemente acceso i riflettori su un episodio sgradevole, non pensando comunque di scoperchiare il vaso di Pandora. Non rimarremo attoniti e passivi testimoni di una sanità e di una democrazia in agonia"

I fratelli Amodeo, stimati medici reggini, dopo l'episodio accaduto alla sorella ritornano sull'argomento e replicano con una nota alla "specifica relazione" stilata dai vertici del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria a seguito della loro denuncia.

Vincenzo, Paolo e Antonino Amodeo, rispettivamente direttore Unità organizzativa complessa di cardiologia/Utic e cardiostimolazione dell'ospedale di Polistena, specialista in cardiologia – gastroenterologia e medicina interna, coordinatore nazionale progetto Ancmo "Responsabilità professionale e sicurezza delle cure", specialista in pediatria e allergologia e specialista in diabetologia ed epatologia, in una nota affermano: "Leggiamo con stupore e disappunto la nota (scritta e pubblicata sui giornali) con la quale il Collegio di Direzione del Gom, riunitosi in assenza del primario di chirurgia, che veniva sostituito dal dottor Carpentieri, ha giudicato il nostro articolo lesivo nei confronti della professionalità “di tutti i medici del Gom”. Nulla di più falso! Tant’è che abbiamo sottolineato solo “l’irreperibilità del primario” e non dei colleghi di turno come la bravissima collega del pronto soccorso e l’altrettanto professionale e gentile collega che quel giorno ha preso in carico la paziente in chirurgia". 

"La menzogna più grossa - dichiarano i tre professionisti -  viene firmata dal dottor Simeone Carullo nel dire che “al momento della dimissione volontaria la paziente era in netto miglioramento!”. Ma se la paziente è stata ricoverata dopo aver eseguito una Tac addome al pronto soccorso che definiva un quadro di subocclusione intestinale! E ancora, negli undici giorni successivi da ricoverata non ha evacuato se non con ripetuti clisteri evacuativi: con quale logica e sulla base di quali rilievi clinici e strumentali parla di miglioramento? Dopo undici giorni di ricovero al Gom, due ore dopo il ricovero a Polistena, la Tac addome evidenziava la presenza di un’occlusione intestinale alta (documentata con Tac dell’addome dall’attenta dott.ssa Paola Mercuri). Lei dottore ha dimostrato di scrivere troppo a cuor leggero e bisogna capire bene il perché". 

Continuano i fratelli Amodeo: "Il tentativo delirante e fuorviante, a sua firma, di far capire che l’attesa dell’atto chirurgico fosse finalizzata all’esecuzione dello stesso con tecnica robotica o laparoscopica, non ha alcun fondamento scientifico, poichè non prevista dalle linee guida e dalla buona pratica clinica, in merito a questa patologia. Infatti, l’urgenza di intervenire si coniuga letteralmente con un vecchio assioma, che i chirurghi raffinati ed illuminati dovrebbero conoscere: "in presenza di un’occlusione intestinale alta, documentata con tac dell’addome, e con l’esame clinico (la clinica è sovrana!) il chirurgo non deve aspettare che l’alba arrivi al tramonto". La conclusione è la risposta alle due domande che le rivolgiamo: è ancora sicuro di aver scritto la verità? O forse vuole rivedere tutto con più oculatezza ed attenzione?" 

Secondo Vincenzo, Paolo e Antonino Amodeo "i fatti sono testardi e la documentazione clinica ineccepibile. Nessuna giustificazione in merito, ma solo un patetico quanto miserevole tentativo di intimidazione rivolto alla stampa ed ai fratelli Amodeo. La pateticità trascende poi nella menzogna, nel momento in cui ci vengono attribuiti atteggiamenti mai tenuti nei confronti dei colleghi del Gom, ai quali rinnoviamo la nostra stima. Gravissimo l'attacco alla stampa - continuano i tre professionisti reggini - che ci riporta ai tempi più bui della nostra storia. Gravissima l'affermazione che l'articolo scritto dai fratelli Amodeo possa incitare i cittadini alla aggressione fisica degli operatori sanitari".

"Noi - aggiungono ancora i tre medici - non abbiamo minacciato nessuno e non siamo, né saremo, mandanti di alcuna aggressione, per cui il tentativo di etichettarci portatori di una mentalità mafiosa troverà la dovuta risposta nelle sedi opportune. Non essendo subalterni a nessuno ma avendo a cuore la difesa del diritto alla salute (costituzionalmente garantito), abbiamo semplicemente acceso i riflettori su un episodio sgradevole, non pensando comunque di scoperchiare il vaso di Pandora. Non rimarremo attoniti e passivi testimoni di una sanità e di una democrazia in agonia". 

"I fatti (quelli non li cambia nessuno) - si conclude la nota - parlano chiaro: nostra sorella è in vita grazie al tempestivo intervento chirurgico durato 5 ore ed effettuato presso l'ospedale Spoke di Polistena. Intervento necessario ed indifferibile, contrariamente a quanto sostenuto dal Collegio di Direzione del Gom, che lo ritiene un ennesimo tentativo di denigrare i chirurghi che operano presso la struttura e di cui conosciamo le competenze e la professionalità, tant’è che viene da pensare (e ne siamo certi) che quanto scritto nella nota non sia stato pensato da loro". 

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