rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Il dibattito sulla grande opera / Campo Calabro

Ponte sullo Stretto, Falcomatà è confuso: prima un'occasione, ora tornano i no

Dopo le parole di apertura al convegno della Mediterranea, a Campo Calabro il sindaco ritorna cauto e parla di fondi di coesione e autonomia differenziata

Giuseppe Falcomatà pare avere le idee un po' confuse riguardo il ponte sullo Stretto. Quello che nel programma elettorale della prima candidatura era l'ennesima "cattedrale del deserto" di cui non c'è reale bisogno e al quale la sua amministrazione metropolitana avrebbe sempre opposto un "secco no", dieci anni dopo è diventato oggetto di dichiarazioni contraddittorie e nebulose, che stanno creando imbarazzo nel centrosinistra e soprattutto nel Pd.

L'ultima uscita di Falcomatà è stata però di retromarcia più no che sì, durante il consiglio comunale aperto di Campo Calabro, a cui ha partecipato e che era incentrato sul ponte. Il sindaco reggino ha esordito spiegato che sul tema occorrono "un punto di vista ed una discussione che non si limita alla sola infrastruttura o ad un approccio influenzato prettamente dall’ideologia, tra chi è comunque ragionevolmente favorevole e chi allo stesso modo è contrario".

La replica a don Ciotti: "Nessuno osi dire che il ponte unirà due cosche"

Forse un nì, perché segue poi l'affondo alle parole di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, il quale durante un incontro a Bovalino aveva ammonito sulle infiltrazioni criminali attorno al futuro cantiere della grande opera, affermando, con una provocazione forte ma voluta, che il ponte sullo Stretto unirà le due cosche di Calabria e Sicilia. Pur senza farne il nome, proprio a lui replica Falcomatà nell'assise di Campo Calabro: "Non possiamo permettere a nessuno di dire che questo ponte non unirà due coste, ma due cosche. Chi l’ha detto se ne deve assumere la responsabilità. Noi sappiamo - ha proseguito - cosa significa fare i sindaci, i consiglieri comunali, al sud, in Calabria, nella nostra provincia, non servono le statistiche o gli elenchi dei amministratori minacciati per ricordarci quanto sia gravoso il nostro lavoro. Allo stesso tempo noi la criminalità la contrastiamo e faremo sempre di tutto affinché le necessarie opere pubbliche, per il bene collettivo, siano realizzate per i territori". Ovvero, non si può "avere timore di avviare opere pubbliche per paura delle infiltrazioni mafiose". 

Le parole al convegno della Mediterranea che hanno imbarazzato il Pd

Ma cosa pensa davvero Falcomatà dell'infrastruttura ossessione prima di Berlusconi e oggi di Matteo Salvini? Senza paura di essere tacciato di incoerenza politica e soprattutto di fare harakiri su ambiente e sviluppo del territorio, era stato clamoroso il suo intervento al recente convegno “Palermo/Helsinki: il corridoio con il ponte sullo Stretto per lo sviluppo sostenibile del Mezzogiorno d’Europa”, iniziativa dell’ordine degli ingegneri e dell’università Mediterranea, ma a cui erano invitati il viceministro alle infrastrutture leghista Edoardo Rixi, il presidente della Stretto di Messina spa Pietro Ciucci, l’ad di Webuild Pietro Salini e in videocollegamento il ministro Salvini. In questa schiera di relatori decisamente pro ponte e di area governativa, Falcomatà fece un giro largo premettendo che "il ponte è un tassello, un elemento all’interno di un sistema intermodale più complesso”, per concludere che “il ponte sullo Stretto deve essere l’occasione anche per ridurre le distanze e l’isolamento con il completamento e la realizzazione di una rete autostradale, all’interno del territorio metropolitano finalmente moderna”.

Quelle parole, difficili da interpretare non a favore, erano state notate dal Pd, e in particolare da Sandro Ruotolo, a Villa San Giovanni per un dibattito pubblico nel quale i democratici ribadivano la loro contrarietà al ponte definendolo una 'pericolosa illusione'. Prendendo le distanze dall'apertura di Falcomatà (che a quell'incontro non era presente), rispondendo ai cronisti Ruotolo aveva però smorzato i toni valutando l'opinione del sindaco come proveniente da un amministratore e non da un elemento del partito. Un Pd il cui segretario calabrese Nicola Irto continua ad essere perentorio nello smontare l'annuncite di Salvini sul ponte come pura propaganda elettorale. Se non fosse chiaro, ad oggi per il Pd resta un no senza ma e senza se. 

A Campo Calabro Falcomatà fa un parziale diefront rispetto a quello scenario ottimistico e affronta la questione da un'altra angolatura: "Oggi la domanda non è più: Ponte sì o Ponte no. Siamo già più avanti rispetto a questa domanda che poteva valere fino a quando il decisore politico non aveva ufficialmente attivato questo processo. Il dubbio che dobbiamo sciogliere ora - precisa - è che ruolo giocare come enti pubblici territoriali, decidere se subire la decisione oppure governarlo, da protagonisti, accendendo i fari su tutto quello che saranno le fasi di approvazione del progetto esecutivo, avvio lavori lavori e completamento".

I no di Falcomatà sul Ponte legati a quelli contro l'autonomia differenziata

Una visione che si mantiene equidistante dai blocchi (lo chiamavano don Abbondio), espressa a pochi giorni dal sì in Senato del disegno di legge sull'autonomia differenziata. Ed è questo a fare la differenza e convincere Falcomatà a tirare un po' il freno su quanto detto nell'aula magna della Mediterranea. Sa che i due temi sono strettamente legati e sottolinea: "Un ‘no’ lo diciamo ad un Ponte che con il progetto scellerato dell'autonomia differenziata, rischia di voler unire un’Italia di fatto divisa, tra chi ha già tutto e avrà ancora di più e chi invece avrà sempre meno". Di dissensi ricorda come che ne siano pure altri: "Diciamo no - spiega - ai progetti calati dall’alto, senza il protagonismo dei territori. Diciamo di no ad un progetto che ci priva dei fondi di coesione, risorse che la Costituzione stabilisce che siano aggiuntive, e non sostitutive, per far crescere lo sviluppo di aree in difficoltà rispetto alle regioni più ricche. Ad oggi, invece, circa un miliardo di euro di fondi previsti per la coesione, previsti per le regioni Sicilia e Calabria, stanno dentro il progetto del Ponte. Si tratta di risorse marginali se pensiamo all’investimento generale dell’infrastruttura, ma che risultano invece decisive per i nostri territori".

Poi ritiene di rispondere a ciò che Rixi ha detto sul punto proprio a Reggio, ovvero che quelle risorse sono state prelevate perché le Regioni Calabria e Sicilia non hanno capacità di spesa. Non è così, afferma il sindaco reggino: "Si tratta di un incidente istituzionale poco consono anche nei confronti di chi le governa". Ma avrebbe potuto dirlo personalmente al viceministro durante il convegno dell'UniRc. 

Sulla grande opera il sindaco sembra più vicino a Renzi che al suo partito

L'inedito pensiero di Falcomatà che smentisce se stesso sul ponte e poi si pente e rialza la testa contro il governo sta suscitando polemica e tante congetture politiche attorno alla sua situazione nel Pd. La crisi al Comune e lo scontro dopo che nella giunta erano stati azzerati tutti gli elementi dem è stata superata con un accordo d'emergenza per arginare l'attacco della minoranza e il rischio della sfiducia. Ma si tratta di un equilibrio precario, e non si può non ricordare che al centro delle tensioni c'è stata soprattutto la riconferma di Paolo Brunetti. Unendo i puntini con il passato renziano di Falcomatà, è inevitabile pensare che Italia Viva è assolutamente d'accordo sulla realizzazione del ponte sullo Stretto. Il dibattito sulla grande opera di collegamento tra Reggio e Messina entra così a pieno titolo in uno scenario di relazioni e movimenti politici molto importante anche nel futuro amministrativo della città.

  

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ponte sullo Stretto, Falcomatà è confuso: prima un'occasione, ora tornano i no

ReggioToday è in caricamento