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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il progetto / Roghudi

Roghudi Vecchio non si arrende all'eredità di borgo fantasma puntando a turismo e cultura

Mentre continua la riqualificazione e messa in sicurezza, si cercano soluzioni alternative per autorizzare e riportare attività e gente

Nell'immaginario comune è definito borgo fantasma, ma a questa fama incantata e irreale dopo cinquant'anni Roghudi Vecchio rinuncerebbe molto volentieri. Al centro di un progetto di riqualificazione portato avanti dal Comune guidato da Pierpaolo Zavettieri, lo storico insediamento colpito da due disastrose alluvioni e in seguito dichiarato inagibile vorrebbe finalmente rinascere nell'unico vero modo, quello di ospitare attività e popolazione. 

"Da quando ho iniziato il mio mandato sette anni fa - spiega il sindaco - stiamo tentando ogni strada possibile, ma tutte le interlocuzioni con l'autorità di bacino non hanno avuto finora esito. L'ordinanza di sgombero del borgo è stata all'epoca necessaria per consentire la costituzione di Roghudi Nuovo e spostare qui i cittadini che erano stati evacuati, ma oggi il divieto di abitare e costruire penalizza un luogo fortemente identitario per l'area grecanica, che potrebbe avere una vocazione turistica importante".

Il borgo vecchio è ugualmente meta di escursioni, sebbene avventurose e per una categoria elitaria di appassionati di questo genere di attività. "Non ho mai firmato un'ordinanza di chiusura - dice Zavettieri - e me ne assumo la responsabilità, so che potrei anche avere problemi in prima persona, ma non ho ritenuto giusto condannare all'invisibilità uno dei centri nel cuore dell'area ellenofona reggina". 

I progetti di recupero in corso e le idee per tentare di riportare vita nel borgo

Attualmente area a rischio r4 insieme ad altri sette borghi calabresi colpiti da frane e alluvioni, in assenza di un cambiamento sancito a livello ministeriale Roghudi Vecchio è formalmente un sito pericoloso, ma chi conosce la zona assicura che dal tempo dei tragici eventi qui non è mai più caduta una pietra. L'amarezza dell'amministrazione riguarda soprattutto la parte di paese antico che dalla piazza arriva alla fiumara dell’Amendolea, oggetto di un intervento di riqualificazione già a metà dei lavori, che da cronoprogramma dovrebbe concludersi a giugno salvo proroghe.

Finanziato con il bando piccoli borghi della Regione Calabria con una somma di circa 1 milione e mezzo di euro (con una parte di risorse dell'ente Parco d'Aspromonte), il progetto prevede la messa in sicurezza delle case fatiscenti e il recupero della città vecchia nel pieno rispetto della conservazione storica e con criteri visivi di uniformità. Senza abbattere né picconare nulla. La proposta del Comune è stata prima in graduatoria nel concorso pubblico della Regione, e Zavettieri tiene a sottolineare come l'opera in corso sia realizzata di concerto con la Soprintendenza. "Non sono mancate le critiche dei puristi - dichiara il sindaco - ma non è stata fatta nessuna forzatura, anzi io stesso confrontandomi con i tecnici ho rivisto alcune iniziali idee comprendendo la visione conservativa: dai colori delle facciate agli elementi e materiali edilizi delle porte e i tetti, tutto sarà fedele a come era il borgo antico, e dove non si potrà rifare esattamente adotteremo soluzioni diverse sempre in accordo con gli esperti". 

Nell'era dei social, il borgo fantasma è diventato trendy grazie alla promozione degli influencer con in testa Igers Reggio Calabria (e in questi giorni un'illustrazione di Roghudi Vecchio firmata dal torinese Luca Grassi è sulla copertina di febbraio della rivista virtuale The Calabreser). Il grande sogno è tornare ad aprire alcune di quelle case abbandonate per renderle sede di attività culturali e di accoglienza turistica, e il sindaco non si arrende: "Ci stiamo muovendo su vari fronti per ottenere almeno autorizzazioni parziali o che potrebbero legate alle situazioni climatiche e i messaggi di allerta meteo. Abbiamo poi affidato uno studio tecnico per individuare alcune aree dove costruire in sicurezza e appena avremo i risultati lo sottoporremo alle istituzioni metropolitana e regionale". 

Il campeggio diffuso e i lavori per collegare la viabilità dell'area grecanica

Nel frattempo c'è un'altra idea, un campeggio diffuso per i visitatori a 200 metri di altezza nel borgo, con strutture che saranno posizionate al posto del complesso di case popolari che non hanno vincolo e possono essere abbattute. In parallelo, con l'altra linea di finanziamento da 1,3 milioni Pnrr ottenuta dal Ministero della Cultura, saranno effettuati diversi interventi di risanamento edilizio, rete tecnologica e iniziative culturali come concerti e spettacoli teatrali. "Il borgo lo abbiamo studiato bene - continua Pierpaolo Zavettieri - e se non può più essere abitato dobbiamo salvare la sua funzione di area museo antropologico e della cultura e tradizione grecanica".

Per l'isola dei greci di Calabria c'è però un'altra criticità, che riguarda i collegamenti sul cammino che conquistò lo sguardo e l'anima del grande artista inglese Norman Douglas. Con circa 2 milioni di euro dai Patti per il Sud, gestiti dalla città metropolitana, sarà avviata la riqualificazione della viabilità che unisce Roccaforte del Greco, Roghudi e Bova, e altre risorse del bando piccoli comuni saranno suddivise tra Roghudi e Roccaforte per migliorare un ulteriore versante stradale. "Non diventerà un'autostrada - precisa il sindaco - ma l'obiettivo è offrire un percorso agevole per raggiungere punti turistici di grande richiamo come le caldaie del latte o la rocca del greco, siti Unesco, e mettere in collegamento Roghudi ma anche Gallicianò e Roccaforte con Bova, che è il centro più sviluppato in termini di strutture di ristorazione e soggiorno". 

La salvezza della lingua grecanica che rischia di scomparire insieme ai parlanti

L'etimologia greca del nome Roghudi evoca una natura aspra, solcata da dirupi. Tra storia e leggenda, si racconta che le madri del paese fissavano chiodi con corde ai muri delle case, e vi legavano corde con cui legare le caviglie dei bambini per non farli precipitare nei crepacci. Un'antica enclave territoriale e culturale il cui isolamento ha permesso di mantenere il prezioso tesoro della lingua grecanica. Che però oggi rischia di scomparire perché la comunità di parlanti si è ridotta e i progetti di tutela non sono efficaci, a partire dai contestati sportelli linguistici inefficaci proprio perché i requisiti di partecipazione hanno tagliato fuori i giovani cosiddetti nuovi parlanti.

Nella recente riunione del Coremil (comitato regionale per le minoranze linguistiche), il Comune di Roghudi ha rilanciato il tema dell'introduzione del greko nei programmi scolastici, sollecitando un dialogo diretto del ministero per avviare il percorso dei corsi universitari e la specifica classe di concorso. "Ma sono tante le azioni che dovrebbero essere attuate - conclude Zavetteri - dal contratto con la Rai per trasmissioni in grecanico, all'iniziativa degli operatori commerciali, ad esempio, per usare la doppia lingua. Se davvero c'è la volontà di salvaguardare il greko di Calabria bisogna muoversi, perché il patrimonio linguistico si perde velocemente. Se non si fa nulla poi potremo tramandare soltanto cultura e costumi, ma non avremo più la lingua". 

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