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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

Dopo la sentenza Miramare, il Pd non ha più il vessillo sulla città

Le scelte di Falcomatà di nominare vice Brunetti (Iv) e Versace (Azione) aprono nuovi scenari e da più parti si leva la voce di grande crisi. All'orizzonte anche le probabili dimissioni del vice sindaco Perna

Il Pd di Enrico Letta non ha più il vessillo sulla città. Eppure il leader era sceso in riva allo Stretto a sostenere l'uomo di Falcomatà alle scorse regionali e aveva sempre tessuto relazioni con il primo cittadino, ma Giuseppe Falcomatà ha mosso le sue pedine e ha scelto il suo gioco. Prima di lasciare Palazzo San Giorgio e Palazzo Alvaro da sindaco ha scelto, in solitudine, chi avrebbe preso la giuda del governo della città metropolitana e del Comune subito dopo la sentenza del processo Miramare, che lo ha condannato ad un anno e quattro mesi per abuso di ufficio. 

Ha firmato gli atti e ha designato Brunetti al Comune e Versace alla Città metropolitana, due scelte che di fatto mettono fuori il Pd, il suo partito, dalla guida della città.

Paolo Brunetti, infatti, è espressione di Italia Viva che alle scorse elezioni regionali ha sostenuto il candidato di centrodestra Roberto Occhiuto. Carmelo Versace, invece, è il responsabile regionale di Azione di Calenda.

La sentenza Miramare, dunque, è un altro problema per il già “agonizzante”  partito di Enrico Letta,  che a Reggio Calabria non riesce a proprio a restare fuori dai guai. L'ultimo segretario cittadino è stato Seby Romeo, poi il lungo commissariamento, e nel mezzo l'arresto di Nino Castorina. 

Adesso c'è da capire cosa accadrà. In queste ore i vertici nazionali stanno ragionando e il commissario Graziano con Francesco Boccia di certo stanno tracciando la strategia, ma il rischio che si corre è che la maggioranza di Palazzo San Giorgio salti e che l'opposizione rompa le righe. 

Da più parti si leva la voce di dimissioni e l'invito a ritornare alle urne. Primo ra tutti Matteo Salvini, segretario della Lega, che in Consiglio ha un rappresentante chiede le dimissioni di Falcomatà e spiega: "Fra condanne, scandali, denunce di brogli e rifiuti ovunque, Falcomatà non molla la poltrona e lascia i cittadini di Reggio allo sbando: dimissioni!". 

Ma non c'è solo Salvini a soffiare sul fuoco. “Le dimissioni da parte della maggioranza sarebbero la soluzione ideale – chiede Antonino Minicuci che sfidò Falcomatà alle scorse elezioni comunali e adesso siede in Consiglio - non solo dal punto di vista politico ma anche della dignità e della possibilità di poter presto offrire nuovamente ai reggini un’amministrazione nel pieno delle proprie funzioni. Dignità e integrità, lo si è visto in relazione alla vicenda dei brogli elettorali, che purtroppo abitano lontanissimo rispetto alla maggioranza che oggi occupa Palazzo San Giorgio. Non rimane quindi che offrire il sostegno e la disponibilità al neo vice sindaco Paolo Brunetti, con l’auspicio che si possa registrare una inversione di tendenza, ma deve verificarsi una rivoluzione rispetto al totale immobilismo e alla mancanza di democrazia consiliare registratisi in questi 7 anni abbondanti”.

“Appare complicato comprendere le ragioni che hanno spinto Falcomatà a ricandidarsi a sindaco,  - dice Minicuci - nonostante la pesante spada di Damocle che pendeva sul suo capo e buona parte della giunta del primo mandato. Appare doppiamente complicato comprendere le ragioni alla luce della condanna che era già arrivata, seppur tramite rito abbreviato, per l’ex assessore Angela Marcianò, segnale che difficilmente sarebbe andata in modo diverso per Falcomatà.

Così facendo, il sindaco ha deciso deliberatamente di lasciare l’amministrazione comunale e metropolitana senza una vera guida, dopo 7 anni di catastrofi e alla vigilia di un momento storico decisivo per la nostra città, che grazie alle opportunità offerte dal Pnrr all’orizzonte vede il rilancio oppure gli abissi più profondi”.

Chi entra e chi esce da Palazzo San Giorgio 

All'orizzonte anche le probabili dimissioni dell'ex vice sindaco Tonino Perna. C'è da attendere, dunque, nella consapevolezza che in politica tutto è possibile. Di certo, adesso, c'è solo che la sentenza del Tribunale fa decadere anche quattro consiglieri comunali: Saverio Anghelone, Giuseppe Marino, Armando Neri e Nino Zimbalatti e l'assessore esterno ai Lavori Pubblici Giovanni Muraca. Per effetto domino ecco che al loro posto entreranno i primi candidati non eletti delle rispettive liste e quindi per Cambiamo con Toti che aveva eletto Anghelone (passato dal centrosinistra al centrodestra) adesso arriverà Gianluca Califano. A Marino, per il Pd, subentra Giovanna Teresa Pensabene; per Armando Neri entrerà Lavinia Marino, lista Reset e Antonio Ruvolo in sostituzione di Nino Zimbalatti espressione di A testa alta-Psi.

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