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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'attesa della sentenza

Falcomatà Day, ecco cosa accadrà a Reggio con il ritorno del sindaco sospeso

Da Roma arrivano rumors di ottimismo sulla vittoria nel ricorso, ma l'altro scenario è il commissariamento e il voto anticipato

Mentre i giudici della Suprema Corte sono in camera di consiglio per decidere sul ricorso presentato dal sindaco sospeso, Reggio si sente più che mai appesa a un filo. Il clima di queste ore è però di fibrillazione soprattutto nei palazzi e dintorni, perché la gente vive invece sentimenti contrastanti tra l’indignazione per lo stato in cui versa la città (che nello slogan dell’opposizione divenne “morta” intercettando però un reale e indiscutibile malessere collettivo) e fastidio, se non addirittura rifiuto, per le beghe politiche che legano il destino di Reggio alle vicende giudiziarie del figlio di Italo.

Con comprensibile esasperazione e una buona dose dell'atavico vittimismo reggino, in quello che è stato battezzato Falcomatà Day il refrain diffuso è: gli intrighi non ci interessano, comunque vada andrà male. Con o senza il figlio di Italo nuovamente con indosso la fascia tricolore, di cui è ancora titolare fino a quando, tra poche ore, per questa storia potrebbe scriversi un altro epilogo. Anche se le voci dai corridoi di Roma dicono il contrario e anticipano ottimismo attorno al grande ritorno. 

Gli scenari in consiglio comunale con il ritorno del sindaco

Gli scenari alternativi dopo il pronunciamento della Cassazione sono noti. Da una parte, in caso di accoglimento del ricorso, per prescrizione del reato Falcomatà tornerà a Palazzo San Giorgio; in caso contrario per effetto della condanna in due gradi di giustizia, avverrà la decadenza della carica e il Comune sarà commissariato fino al ritorno alle urne. Secondo indiscrezioni dal Palazzaccio, sembra che nel dibattimento la stessa Procura generale abbia chiesto l'annullamento della sentenza di appello per prescrizione, accogliendo la tesi della difesa. L'atmosfera, dunque, è di una vittoria per gli avvocati di Falcomatà. 

Il ritorno del sindaco sospeso, e con lui degli altri condannati (ex assessori e dirigenti), inevitabilmente cambierebbe l'attuale assetto del consiglio comunale. Tornerebbero a sedervi Giuseppe Marino (Pd), al cui posto c'è adesso Teresa Pensabene, la quale però potrebbe presentare ricorso per far valere i voti non calcolati per errore nella surroga, e uscirebbe quindi non lei ma Franco Barreca; Nino Zimbalatti, eletto nella lista civica A testa alta, sostituito da Antonio Ruvolo; e soprattutto l'ex vicesindaco Armando Neri, entrato in consiglio con la lista Reset. A palazzo Campanella rientrerà invece il consigliere regionale Giovanni Muraca, a cui era subentrato Antonio Billari.

Si tratta di tutti esponenti della maggioranza che sostiene Falcomatà, ma in questi mesi alcune cose sono cambiate. In particolare i rapporti con Neri, amico e braccio destro del sindaco, non sono più gli stessi e lo dimostra il silenzio (chiesto da chi?) degli ultimi mesi attorno a nome e attività amministrativa del consigliere (mentre il riferimento al sindaco e al suo programma è sempre stato costante).

Sembra certo che Neri passerà nel gruppo misto, dove è confluito già Mario Cardia, che presto potrebbe essere seguito anche da Antonino Castorina, quest'ultimo ultimamente sferzante nei confronti dell'amministrazione con dichiarazioni critiche o veri e propri attacchi, come durante la querelle su edilizia scolastica e dimensionamento.

Anche da questa posizione, Castorina è sulla carta ancora a supporto della maggioranza, ma questo orientamento potrebbe riservare sorprese - una sono già state le sue parole di stima verso Giuseppe Scopelliti all'indomani dell'uscita da star e straripante di pubblico dell'ex sindaco in piazza Duomo. 

A questo si aggiunge il reintegro di un consigliere di centrodestra, Saverio Anghelone di Noi Moderati, al posto del sostituto Gianluca Califano, che dopo le elezioni era all'opposizione ma oggi è passato a Italia Viva, partito che comunque esprime l'attuale sindaco facente funzioni Paolo Brunetti. Per il quale, fedelissimo di Falcomatà, appare molto plausibile la carica di vice. Il nuovo scacchiere vedrebbe non più 20 consiglieri di minoranza e 12 di minoranza ma un rapporto più critico di 18 a 14, e senza ancora considerare i papabili spostamenti nel gruppo misto e il dubbio su come funzioneranno nella bilancia tra le due coalizioni. 

E' un panorama nel quale il centrosinistra del sindaco sarebbe più fragile, mentre dall'altra parte c'è un'opposizione agguerrita, che durante la sospensione ha bastonato l'amministrazione senza sosta. Tra cortei di protesta cittadini (ma con regia politica) e le battaglie del consigliere Massimo Ripepi anche nel suo ruolo di presidente della commissione controllo e garanzia, che non ha dato tregua sui temi infuocati di Reggina e dimensionamento scolastico. A proposito di commissioni, in tre ci sono presidenti sostituti (Ruvolo al bilancio, Califano al decentramento e Pensabene alle pari opportunità) e dovranno cambiare. 

Le scelte di Falcomatà per la giunta e l'assetto di Metrocity

Inevitabili le novità anche nella giunta, dove le indiscrezioni parlano di un Falcomatà poco incline a stravolgere la squadra, pur con un rimpastino e l'innesto di qualche elemento tecnico, che potrebbe coprire le caselle rivelatesi meno brillanti o problematiche. Pare anche che qualche uscita di scena (più o meno spontanea) il sindaco la aspetterebbe dai diretti interessati. Inoltre c'è la situazione di Rocco Albanese, Irene Calabrò, Demetrio Delfino, Francesco Gangemi, Angela Martino e Lucia Anita Nucera, che per diventare assessori hanno lasciato il consiglio e in caso di azzeramento della giunta sarebbero fuori dall'amministrazione. Qualche addio ci sarà, vedremo in quale modo per evitare polemiche e futuri rancori.

Questo rischio sembra non esserci perché Falcomatà ha ora bisogno di crearsi meno problemi possibili, i rumors indicano però la volontà di inserire nella giunta il consigliere delegato Carmelo Romeo, che ha ben lavorato soprattutto per waterfront e museo del mare, uno dei cavalli di battaglia del secondo tempo di Giuseppe Falcomatà. Nell'ipotesi di accogliere tecnici di alto profilo, sarebbe stato contattato l'ex presidente della corte d'appello, Luciano Gerardis, oggi in pensione. L'ex magistrato ha però detto in varie occasioni di non essere interessato alla politica e di voler dedicarsi ad attività di volontariato anche legate all'ambito giuridico e potrebbe accettare solo se di questa intenzione fosse più forte la stima verso la famiglia Falcomatà.

Il sindaco sospeso ovviamente tornerebbe a guidare anche la Città Metropolitana, ma il futuro del facente funzioni Carmelo Versace, che in questo ruolo ha dovuto attraversare tempeste di ogni tipo e prendere decisioni non facili, sembra comunque blindato con l'incarico di vicesindaco. Meglio averlo come alleato che come oppositore, eventualità che aleggia nell'aria perchè nella neonata segreteria provinciale di Azione cordialità e dialogo con il centrodestra non sono esclusi, anzi. E a salutare Lombardo e Gelmini, in visita a Reggio per l'elezione dei dirigenti locali, c'erano in platea non il senatore Irto ma i colleghi Cannizzaro e Minasi, oltre a un attivissimo Massimo Ripepi. Dal consiglio metropolitano, per conseguenza dei rientri in quello comunale, uscirebbero Sera, Latella e Giordano. 

Va da sè che Giuseppe Falcomatà riprenderà le fila del suo programma, che correttamente è stato portato avanti dai facenti funzioni. Nel frattempo però si sono aggiunte le questioni da affrontare lungo il percorso, che a Reggio non sono mai mancate. Brunetti e Versace hanno avviato azioni, ad esempio, sul fronte sindacale (un caso su tutti, la chiusura del caseificio Alival e i licenziamenti), e nell'attesa della definitiva conclusione del processo Miramare tutto è stato messo in stand by, nella quasi certezza che le decisioni saranno prese da qualcun altro. Stesso discorso per un altro tema che ha generato impegni e promesse, quello del dimensionamento scolastico.

Anche senza commissariamento e voto anticipato è già campagna elettorale

Una sentenza sfavorevole a Giuseppe Falcomatà in queste ore è poco quotata, ma se ci fosse aprirebbe la strada al commissariamento del Comune. Ad occuparsene però potrebbe essere ancora Brunetti se il prefetto, in un'ottica di continuità, decidesse di nominarlo. Si tratterebbe di traghettare l'amministrazione verso il voto anticipato, in programma il prossimo anno nell'election day che sarebbe indetto in concomitanza con le europee. Falcomatà sarebbe incandicabile (ma non potrebbe scendere in campo, in caso di rientro a palazzo San Giorgio, neanche a fine legislatura avendo esaurito i due mandati). Il centrosinistra dovrebbe dunque individuare il nome giusto, quello di un candidato forte e attrattivo di per sè e che non si identifichi troppo con una coalizione che ha deluso i reggini ed ha oggi fama di impresentabile.

Dall'altra parte ci sono due avversari annunciati, Eduardo Lamberti Castronuovo e Massimo Ripepi nel progetto politico di Bandecchi. Il grande sogno del centrodestra è Giuseppe Scopelliti, del quale si conferma la grande popolarità tra i reggini. Fino a sabato scorso l'ex sindaco e presidente della Regione ha ribadito il suo disinteresse per la politica attiva senza lasciare spiragli, ma Peppe non disegna una partecipazione alle manovre verso il voto in veste di consigliere o testimonial. Una cosa è certa, anche il centrodestra non può permettersi errori.

Quello di mandare Antonino Minicuci allo sbaraglio contro Falcomatà si rivelò fatale perché i fatti hanno dimostrato come la riconferma del sindaco sia stata determinata non solo e non tanto dalla fiducia dei reggini nel programma del centrosinistra ma da un'alternativa giudicata inaccettabile. Allora ebbe un peso anche l'endorsement del medico di Melito da parte di Salvini e quindi della Lega, ma la situazione è ora molto diversa con la crescita dei consensi del Carroccio e il piatto forte del Ponte. 

Che sia tra un anno o due, le elezioni comunali torneranno in tempi relativamente brevi e la campagna elettorale sarà rovente anche durante l'ultimo scampolo della primavera di Giuseppe Falcomatà. Il centrodestra non ha mai smesso di chiederne le dimissioni e non disdegnerà di utilizzare ogni mezzo per spingere il sindaco ad andarsene. O far finire una volta per tutte un secondo tempo che resta pieno di magagne. 

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