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Domenica, 28 Aprile 2024
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La lunga notte del trasferimento dei Bronzi, Bray: "Che emozione"

Il racconto dell'allora ministro dei Beni e attività culturali che ha vissuto il trasporto delle statue dalla sala Federica Monteleone di Palazzo Campanella, sede del laboratorio di restauro, a Palazzo Piacentini

Li ha accompagnati passo dopo passo, camminando lentamente, nella notte, in corteo da Palazzo Campanella sino a Palazzo Piacentini. Massimo Bray ricorda ancora con emozione quella notte del 21 dicembre del 2013 quando i Bronzi di Riace tornarono a casa loro, nel riaperto Museo nazionale archeologico, dopo quattro anni e il lungo restauro.

"Abbiamo fatto molti incontri prima del trasporto - ricorda Bray allora ministro ai Beni culturali - affinchè tutto fosse organizzato bene. Dovevamo mettere in sicurezza i Bronzi e spostarli nella notte, lentamente. Quel corteo mi evocò le antiche processioni del nostro Sud, ed anche una antica processione di Siviglia cui avevo partecipato. C'era silenzio e si percepiva la tensione, volevamo che andasse tutto bene. C'era grande emozione".

Per il trasferimento dei Bronzi sono state utilizzate due gigantesche casse rosse, realizzate appositamente, munite di appoggi ammortizzati per ridurre al massimo qualsiasi tipo di vibrazione durante il tragitto in camion fino al museo. Ogni statua, infatti, una volta entrata nella cassa, è stata ulteriormente bloccata, a distanze regolari, da pannelli verticali che  seguivano le linee del corpo, così da impedire qualsiasi sollecitazione verticale e orizzontale. 

Assieme all'attenzione usata per il breve spostamento dei Bronzi c'è stato anche il grande dispiegamento di forze assicurato dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, che hanno presidiato tutto il perimetro di Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale della Calabria e sede anche per quattro anni del laboratorio di restuaro. Poi, a passo d'uomo, hanno scortato il tir con a bordo le casse contenenti i due Bronzi, che è giunto al museo. 

Bronzi trasferimento_Bray 01-2"C'era una comunità che faceva il tifo per noi", - ricorda Massimo Bray. "Ogni giorno, infatti, in quel periodo ricevevo email, sia nella casella di posta personale che in quella del ministero, di ragazzi e non solo, persone e associazioni che mi scrivevano per darmi consigli per sbloccare la situazione della ristrutturazione del museo di Reggio Calabria che era ferma da anni e per darmi suggerimenti su come riportare i Bronzi a casa.

C'era una collettività attenta e sensibile che credeva nel valore dei beni culturali e dell'importanza per il territorio. Furono giorni molto intensi al ministero ed ero impegnato non solo nel dare una sistemazione definitiva ai Bronzi, ma anche al parco archeologico di Pompei. Furono anni intensi e meravigliosi. Si è lavorato insieme, in squadra, senza distinzioni di colori politici, per tutelare il grande patrimonio di beni culturali italiani".

"Sentivo il peso della responsabilità - prosegue Bray - e infatti venni a Reggio Calabria molte volte, e pur di essere presente nelle fasi salienti di questo progetto di ritorno a casa dei Bronzi, mi sottoponevo a viaggi estenuanti da Roma a Reggio, dove restavo fino a tarda notte e poi riprendevo i mezzi per rientrare al ministero. Una sera, - ricordo - ero davvero sfinito e mi sono sentito male. Un carabiniere mi soccorse, mi portò a prendere un gelato in via Marina, poi mi stesi stanco su una panchina fino all'orario della ripartenza". 

Bronzi di Riace inaugurazione museo Bray 02-2"Rimettere in piedi i Bronzi, dunque, voleva dire rimettere in piedi questa parte importante del Paese e credo davvero che sia importante ancora oggi lavorare per costruire un sistema, un modello di crescita, che passi dal rispetto del paesaggio, dell'ambiente, del consumo del suolo, e ovviamente dalla tutela e valorizzazone dei beni culturali. Per questo in quei momenti in cui i guerrieri venivano alzati in piedi, in due differenti momenti, io ho avuto paura e pensavo: "Se si rompono?" Ecco sarei passato alla storia invece che come il ministro che riportava a casa i Bronzi di Riace e li rimetteva in piedi, come il ministro che aveva distrutto i Bronzi.

Fortunatamente è andato tutto bene e vederli lì, in piedi, nella loro straordinaria bellezza, insieme ai ricercatori dell’Enea, dell'Icr, ai tecnici e agli esperti della Soprintendenza archeologica della Calabria, ai restauratori Nuccio Schepis e Paola Donati, donna straordinaria, che lavorarono davvero giorno e notte per ottenere questo risultato è stato davvero bellissimo. Un lungo applauso ha accompagnato questa delicata operazione". (nella foto in basso da sinistra Nuccio Schepis, Alberto Angela e Massimo Bray)

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"Simboli importanti di un’Italia che vuole trovare una via di sviluppo"

“I Bronzi ­- prosegue Massimo Bray - sono simboli veramente importanti di un’Italia che vuole trovare una via di sviluppo diversa, che crede nel valore della Cultura e delle comunità. Che crede che possiamo fare un turismo intelligente, coniugando il valore dei Beni culturali con il valore di uno sviluppo capace di rispettare il territorio. Penso che sia il tempo di "rammendare il Paese", sia il momento di pensare davvero a questo modello di sviluppo che parta anche dal senso di comunità”.

"Renato Nicolini ci ha insegnato a riscoprire la leggerezza, a stare nelle piazze superando un momento buio della storia del Paese, ecco penso che anche attraverso questo sguardo, - conclude Bray - questa visione di quest'uomo politico, professore e artista, che ci ha lasciato dieci anni fa, possiamo ripartire dal Mezzogiorno e dai suoi grandi tesori".

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