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Piazza Garibaldi, negli scavi il mistero di una "damnatio memoriae"

Lo storico Francesco Arillotta esprime una tesi sulla costruzione romana emersa dal cantiere archeologico in corso

"I reggini a chi volevano dedicare quella costruzione? E perché non hanno continuato i lavori? Chi è il personaggio del quale si doveva cancellare la memoria?”. Attorno a quanto rivelato dagli scavi archeologici di piazza Garibaldi, questi interrogativi sono formulati dallo storico Francesco Arillotta, presidente di Amici del Museo, secondo cui si può condividere l’ipotesi avanzata dall’architetto Michaelis Lefantzis, secondo cui la struttura romana scoperta a piazza Garibaldi sarebbe la "eclatante testimonianza di una damnatio memoriae". 

A proposito della condizione del manufatto, il professore si discosta però da Lefantzis: "Egli opta per la rasatura drastica di un edificio già costruito. Io, invece, fin dall’inizio dello scavo, guardo con attenzione al fatto che la superstite, robusta massicciata di pietre sembra del tutto pulita".

Tornando al presente ritrovamento archeologico, osservando la costruzione da vicino, secondo Franco Arillotta, tecnicamente la struttura si può definire un "classico ‘vespaio‘ di pietre fatto per assicurare stabilità al futuro fabbricato, non sia mai stato steso quello strato più o meno spesso di malta (o quant’altro all’epoca si usasse) che serve per ripianare il tutto e preparare la base della pavimentazione".

Osserva lo storico: "La considerazione è importante perché, se così fosse, significherebbe che la costruzione dell’edificio, arrivati a quel livello, fu improvvisamente e definitivamente interrotta; il che marcherebbe ancor più l’ipotesi di partenza. Chiarire la situazione, spetta, ovviamente, agli archeologhi; ai quali si chiede, anche, di ridurre al massimo la forbice della datazione".

Ma quell'opera edilizia non fu mai completata, e anzi abbandonata, secondo la tesi cara al presidente di Amici del Museo. Quanto al rispondere alla domanda: "I reggini a chi volevano dedicare quella costruzione? E perché non hanno continuato i lavori? Chi è il personaggio del quale si doveva cancellare la memoria?”: questo è
compito degli storici, che devono cercare di capire cosa può essere successo in città, in un momento a cavallo tra I secolo ante e post Cristo. "Damnatio memoriae". Due nomi vengono alle labbra; ma è troppo presto per pronunciarli".

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